Grazie alla collaborazione strategica tra il network di Pit Talk e Minardi Management abbiamo il piacere e l’opportunità di presentarvi Nicholas Pujatti, giovane talento italiano in ascesa nel panorama GT, la cui crescita è seguita passo dopo passo da Minardi Management, agenzia storica che unisce esperienza, network e visione strategica per trasformare ogni promessa in un pilota completo sotto il profilo tecnico, mentale e mediatico. Cresciuto tra kart e formule minori, Pujatti ha scelto la Porsche Carrera Cup Italia per mettere alla prova il proprio talento in un campionato caratterizzato da un mix di prestigio, elevate prestazioni e competizione serrata, supportato da un team che cura contratti, relazioni con partner e sviluppo dell’immagine senza mai trascurare l’aspetto umano e formativo.
Di seguito, le domande che abbiamo rivolto a Nicholas e le sue risposte, in un racconto diretto e appassionante.
Cosa ti ha attratto della Porsche Carrera Cup Italia e qual è stata la motivazione principale per il salto nel professionismo? “La Carrera Cup mi ha convinto per il mix di prestigio, competizione al massimo livello e la possibilità di guidare la 911 GT3 Cup, una macchina che non perdona errori. Volevo confrontarmi con i migliori e crescere tecnicamente e mentalmente, affinando la strategia di gara e la gestione delle emozioni in un contesto stimolante.”
Quali caratteristiche della GT3 Cup mettono alla prova un pilota e cosa ami di più nel guidarla al limite? “Il layout a motore posteriore richiede precisione assoluta in ingresso e uscita di curva: se sbagli anche di poco il bilanciamento l’auto te lo fa pagare subito. Amo la connessione totale con la vettura, senza filtri elettronici invasivi: ogni input ha un effetto immediato, e quando riesci a cucire un giro perfetto senti che è merito tuo.”
Come valuti il livello di competizione quest’anno e cosa impari dagli avversari? “È uno dei campionati più serrati che abbia visto, con giovani velocissimi ed esperti navigati. Ogni weekend devi essere al massimo perché basta un errore per scivolare indietro. Dal confronto impari a gestire la pressione, studiare il tuo rivale per diversi giri e colpire al momento giusto, osservando dettagli come degrado gomme e traiettorie.”
Qual è stato il momento in pista più emozionante finora e perché? “Senza dubbio Gara 1 a Imola, dove ho chiuso sesto. Nell’ultimo settore sentivo la pressione degli avversari, ma avevo ancora margine per spingere. Tagliare il traguardo è stata un’esplosione di adrenalina, soddisfazione e sollievo: ogni staccata al limite e ogni scelta di traiettoria si sono tradotte in quel risultato.”
Come ti prepari mentalmente prima di un weekend e nei minuti che precedono la partenza? “Nei giorni prima visualizzo ogni dettaglio del tracciato e lavoro sulla respirazione per mantenere la lucidità. Pochi minuti prima dello start mi isolo dal caos, ascolto il motore, controllo il battito e immagino la sequenza perfetta di partenza, toccando il volante con entrambe le mani per entrare in modalità gara.”
Quanto incide l’analisi dei dati nel tuo approccio e come lavori con gli ingegneri? “È centrale: a ogni rientro scarichiamo telemetria per esaminare frenate, accelerazioni e velocità minima in curva. Confrontiamo numeri e sensazioni al volante per definire obiettivi chiari per il turno successivo e limare decimi invisibili a occhio nudo.”
Come gestisci la pressione e le delusioni dopo un weekend difficile? “Accetto l’errore senza scuse, mi prendo qualche ora per staccare e poi rivedo dati e video con lucidità per capire cosa imparare. Trasformare la delusione in energia è fondamentale, e la passione per il motorsport è la spinta che mi fa risalire in macchina più carico di prima.”
Chi ti ha ispirato nel motorsport e perché? “Ayrton Senna, per la sua capacità di spingersi oltre i limiti fisici e mentali e per la connessione profonda con la macchina. Per lui correre non era solo vincere, ma esprimere se stesso al massimo, e quella filosofia mi guida ogni volta in pista.”
Come vedi il futuro tecnologico nelle GT? “L’elettrificazione e le ibride introdurranno nuove sfide di gestione dell’energia, un po’ come oggi gestiamo le gomme. Sarà fondamentale dosare potenza termica ed elettrica e fare affidamento sempre più su telemetria e simulazione, senza però perdere il cuore della guida: sintonia e sensibilità.”
In che modo Minardi Management ti supporta oltre la pista? “Minardi cura contratti, rapporti con partner e strategia di carriera, offrendo una visione a lungo termine. Questo mi permette di concentrarmi sulle performance sapendo che ogni aspetto extra-sportivo è gestito da professionisti che sanno fare in una maniera incredibile il loro lavoro.”
Quali obiettivi ti sei fissato per questa stagione? “Puntare a una Top 10 costante in ogni gara, accumulare punti con regolarità e migliorare weekend dopo weekend tempi e approccio mentale. Voglio affinare ancora di più l’interpretazione dei dati e il setup.”
Hai una pista preferita e perché? “Imola, per la sua storia, l’energia e il mix di curve tecniche e veloci: richiede precisione nelle frenate e costanza nel ritmo, premiando chi è in sintonia con la vettura.”
Quale potrebbe essere il passo successivo dopo la Carrera Cup Italia? “Il GT World Challenge Europe e la Porsche Supercup: due campionati internazionali di altissimo livello, perfetti per testare le mie capacità in sprint ed endurance.”
Se non fossi pilota, quale carriera avresti seguito? “Mi vedrei nel business o nella tecnologia, ambiti che mi appassionano per innovazione e strategia.”
Qual è la skill meno evidente ma decisiva in una Porsche Cup? “La modulazione delle frenate e la sensibilità nel dosaggio del freno motore in ingresso curva: un’abilità spesso invisibile agli spettatori, ma cruciale per mantenere stabilità e performance.”
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