Minardi saluta Imola, tra F1 e WEC il futuro è da riscrivere

Le dimissioni di Gian Carlo Minardi aprono una fase di transizione critica per l’Autodromo Enzo e Dino Ferrari: davanti al nuovo management il nodo del canone F1, i lavori chiesti dal WEC e il rischio di uscire dal calendario iridato. Basteranno passione e investimenti a evitare l’esclusione dalla piazza globale?

Gian Carlo Minardi

Le dimissioni di Gian Carlo Minardi dalla presidenza di Formula Imola, efficaci dal 1 luglio di quest’anno, rappresentano il crepuscolo di una fase in cui l’Autodromo Enzo e Dino Ferrari aveva ritrovato centralità nel grande racconto del motorsport; ora, mentre si cerca un manager di respiro internazionale da affiancare al direttore generale Piero Benvenuti, il circuito che fu teatro di gioie e tragedie epocali si trova a un bivio cruciale per due dei suoi pilastri sportivi, la Formula 1 e il World Endurance Championship.

Sul fronte del Mondiale di F1 il quadro è più fosco: Stefano Domenicali ha ribadito che, di fronte a un calendario globale da 24 gare e nuovi candidati disposti a investire pesantemente, sarà “sempre più difficile mantenere due gran premi nello stesso Paese”, e con Monza blindata sino al 2031 – forte di un accordo siglato a fine 2024 a patto che vengano completati profondi interventi infrastrutturali – Imola rischia di diventare la vittima sacrificale.

Tre scenari sono oggi sul tavolo:

1) la conferma pura e semplice, che passerebbe da un ulteriore adeguamento del paddock (box più larghi, media-centre ampliato) e da un incremento del canone garantito agli organizzatori;

2) un sistema di rotazione biennale con altri tracciati storici europei, soluzione gradita a Liberty Media per distribuire i costi mantenendo la tradizione, ma che trasformerebbe la tappa romagnola in un evento a cadenza alternata;

3) l’estromissione, ipotesi che prende corpo se anche Kyalami, dopo la conferma del cittadino di Madrid, dovesse trovare spazio già dal 2026, lasciando all’Italia il solo appuntamento di Monza.

Molto più rassicurante, almeno sulla carta, l’orizzonte del WEC: la serie endurance ha già sancito un’estensione quadriennale fino al 2028, vincolata però alla realizzazione di ulteriori dieci box permanenti e alla creazione di un tunnel di servizio che sgravi il traffico interno; lavori, questi, del valore di circa 25 milioni che la nuova governance dovrà calendarizzare entro l’estate 2026 per non incorrere in penali.

Se completati nei tempi, Imola resterà la tappa europea di apertura del campionato, caricandosi però del peso delle verifiche FIA sulle vie di fuga in Variante Villeneuve e Rivazza, ritenute ancora troppo strette per l’attuale generazione di Hypercar.

Il terzo asse strategico, subordinato alla permanenza del WEC ma indipendente dal destino della Formula 1, è la candidatura a ospitare eventi di caratura mondiale come Formula E, WorldSBK e test MotoGP: dossier più leggeri sul piano economico, ma che richiederanno la messa a norma definitiva dell’impianto di noise-monitoring e la costruzione del medical-centre di livello 1 richiesto dalla Federazione motociclistica.

In questo scenario, il passaggio di testimone imposto dall’uscita di Minardi assume i contorni di un banco di prova: la scelta del nuovo amministratore delegato dovrà coniugare radicamento territoriale, credibilità internazionale e accesso a capitali freschi, perché senza un solido piano industriale Imola rischia di scivolare lentamente in una dimensione “locale”, perdendo quel lustro che le petizioni online e la nostalgia dei tifosi non possono sostituire.

In fondo, Imola è più di un tracciato: è memoria viva del motorsport, un anfiteatro che intreccia cultura, economia locale e passione collettiva. Perdere – di nuovo – la Formula 1 significherebbe amputarne il cuore pulsante, ma sarebbe ancor più grave rinunciare alla sua naturale vocazione internazionale. Di qui la necessità di trasformare il momento di incertezza in un’occasione di rilancio, puntando su un calendario multisfaccettato che, accanto al WEC, consolidi le World Series, l’European Le Mans Series e magari un ritorno dell’ELMS in doppio header.

Il tempo, però, è tiranno: Liberty Media vuole definire la bozza del calendario 2026 entro l’autunno, mentre l’ACO attenderà l’esito dei lavori prima di ratificare l’opzione 2027-28; da Imola serve una risposta industriale, non solo sentimentale. Chi ama davvero questo nastro d’asfalto deve ora sperare che la nuova leadership sappia parlare la lingua della finanza senza tradire quella della passione.