IndyCar | Palou si prende la Indy500 e riscrive la storia

Alex Palou si incorona vincitore della 109ª edizione della 500 Miglia di Indianapolis, conquistando la sua prima vittoria su ovale con una prestazione sbalorditiva. Lo spagnolo del Team Ganassi ha gestito la gara con maestria, sorpassando Ericsson a pochi giri dalla fine e consolidando un vantaggio abissale in classifica. Una stagione fin qui perfetta che lo proietta verso un titolo IndyCar sempre più probabile, lasciando gli avversari a bocca asciutta e interrogativi sulla sua superiorità.

Alex Palou festeggia la vittoria alla 109esima 500 Miglia di Indianapolis - #Indy500 (2025) Credits: NTT IndyCar Series via X

Alex Palou ha vinto l’edizione numero 109 della 500 Miglia di Indianapolis. La corsa ha visto uno slittamento della partenza causa pioggia ed è stata caratterizzata dalla prima pole position del rookie Robert Schwarzmann e del Team Prema. A tenere banco, l’increscioso episodio che ha visto finire nuovamente il Team Penske nell’occhio del ciclone. 200 giri di pura passione e adrenalina, con qualche sorpresa e graditi ritorni. Al secondo posto si è classificato Marcus Ericsson (Andretti Global) con David Malukas (A.J. Foyt Enterprises) giunto terzo.

Non possiamo non iniziare con Alex Palou e il Team Ganassi. Lo spagnolo aveva già fatto vedere qualcosa durante le prove. Molto veloce e costante, con sorrisi e ottimismo da parte sua e della squadra. Ha fatto sfogare tutti, ha atteso il momento propizio con una gestione di gara perfetta e una strategia calcolata al millimetro. Il sorpasso su Marcus Ericsson a una decina di giri dalla fine ha sancito l’ennesimo capolavoro di una stagione fin qui praticamente perfetta. Prima vittoria su un ovale arrivata con la Indy500, vetta della classifica sempre più solitaria con distacchi abissali su tutti gli altri. Non voglio parlare di stagione finita in anticipo perché la IndyCar non è la Formula 1, ma visti i risultati degli avversari è dura trovare i motivi per sperare in un’inversione di tendenza. E occhio, perché sarebbe semplice dire che Ganassi gode di vantaggi tecnici: la monoposto di Ganassi ce l’hanno anche Scott Dixon e Kyffin Simpson. Dixon ha attualmente 114 punti di ritardo dallo spagnolo ed è sesto in campionato, mentre Simpson é addirittura ventesimo a quasi 200 punti dalla vetta. In Ganassi sono bravi, ma ciò che stiamo vedendo da parte di Palou è semplicemente irreale.

Come ampiamente previsto, Indy500 completamente da dimenticare per il Team Penske, finito nuovamente nell’occhio del ciclone per il “cheating scandal” che ha visto Roger Penske prendere in mano la situazione e licenziare in tronco tre figure di assoluta rilevanza quali il Presidente della squadra Tim Cindric, il General Director dell’IndyCar Ron Ruzewski e il General Manager dell’IndyCar Kyle Moyer. Alla base di tutto, la penalità ai danni di Josef Newgarden e del suo compagno di squadra Will Power, trovati prima dell’ultimo turno di qualifiche di domenca con modifiche non consentite sulle monoposto. Questo episodio, unito a quello che era già successo lo scorso anno con mappature irregolari del motore, ha portato “The Captain” ad attuare una profonda epurazione all’interno della squadra.

Tornando all’evento in questione, la Indy500 di Scott McLaughlin non è nemmeno partita, con un errore da rookie durante il riscaldamento delle gomme. Josef Newgarden è stato costretto al ritiro per problemi di pressione del carburante mentre stava rimontando e Will Power è giunto diciottesimo. La speranza è che la squadra possa riorganizzarsi in fretta, perché certi episodi possono dare luogo a contraccolpi difficili da digerire. Nello sport la credibilità è tutto e, quando in due anni ti arrivano addosso scandali di questa portata, la serenità del team è a serio rischio. Se poi sei Roger Penske, la risonanza di uno scandalo è ancora maggiore. In condizioni mentali normali, un  pilota come “Scottie Mac” non sbatte la macchina durante il giro di riscaldamento. Considerando l’andamento delle prestazioni  della squadra da inizio stagione, forse certi cambiamenti si sarebbero dovuti fare prima.

Marcus Ericsson salva la baracca di Andretti Global, tra i grandi delusi della Indy500. Il part-timer Marco Andretti è uscito durante il primo giro, mentre Kyle Kirchwood e Colton Hertha sono arrivati rispettivamente sesto e diciassettesimo. Tutto sommato, direte voi, c’è chi sta peggio. Sì, di fatto è cambiato il management, ma la costanza di rendimento sembra proprio non essere di casa. Gli anni scorsi si dava la colpa al motore Honda, ma quest’anno pare proprio che il costruttore giapponese non possa essere imputabile di niente. Serve guardarsi allo specchio e fare di più, perché i mezzi ci sono eccome. È vero che Kyle Kirchwood e Colton Herta sono in top ten e che la classifica dietro a Palou è cortissima, ma se si vuole rivaleggiare con le altre squadre serve portare più auto possibili nelle posizioni che contano.

Arrow McLaren, indecifrabile come da copione. Tutti si attendevano Pato O’Ward dopo la beffa dello scorso anno subita da Josef Newgarden, ma il messicano è giunto quarto, mai stabilmente nelle posizioni di vertice. La sensazione è che senza i guai di Takuma Sato e Hunter-Reay, la top five i papaya l’avrebbero vista col binocolo. Nono posto finale per Christian Lundgaard, sedicesimo per Nolan Siegel. La macchina è buona e il lavoro di Tony Kanaan inizia a prendere forma, ma per ravvivare questo campionato serve ben altro, a partire da un Pato O’Ward un po’ più ispirato.

Al contrario di quella dello scorso anno, questa Indy500 è stata quella delle belle sorprese e di un po’ di effetto nostalgia. Takuma Sato, Ryan Hunter-Reay e Helio Castroneves non sono stati affatto delle comparse, con i primi due che si sono anche tolti la soddisfazione di passare diverse tornate in testa alla corsa. Il giapponese del Rahal Letterman Lanigan Racing ha chiuso undicesimo a causa di un problema al pit stop, il brasiliano del Meyer Shank Racing tredicesimo e Hunter-Reay (Dreyer & Reinbold Racing / Cusick Motorsports) costretto al ritiro per un problema meccanico. Non avranno più il fisico per reggere l’intera stagione, ma le vecchie glorie la spiegano ancora a tanti. Prestazione di rilievo per il Team A.J. Foyt Enterprises che, oltre a piazzare Malukas sul podio ha visto la solida prestazione di Santino Ferrucci giunto settimo. Stesso discorso per il Rahal Letterman Lanigan Racing che, oltre a Takuma Sato, schierava anche Devlin DeFrancesco e Louis Foster, autori entrambi di ottime prestazioni. Se guardiamo la classifica, nei primi cinque classificati ci sono cinque team differenti.

Come sempre, sguardo tricolore sul Team Prema in chiusura di articolo. Forse si sta sottovalutando la portata di ciò che ha fatto questa squadra al debutto. Pole position alla Indy500. Ci sono scuderie che partecipano da anni e anni e non ci sono ancora riuscite. Sarà un caso come troppo spesso amiamo dire in questo paese, o forse mentalità giusta e metodo corretto fanno la differenza? Purtroppo Schwarzmann è stato costretto al ritiro per un problema ai freni che ha reso il pit stop un vero e proprio thriller, ma Callumm Ilott è arrivato dodicesimo. L‘elenco iscritti diceva 33. Dodicesimo su 33 vetture posizionate in griglia. Ilott ha finito la gara davanti a piloti del calibro di Helio Castroneves, Colton Herta o Will Power. Nel marasma di squadre in crisi di identità e costanza di rendimento, se Prema fa uno step nella seconda parte di stagione si può iniziare a pensare di finire bene in campionato. L’avevo detto fin dalla gara di apertura: il pedrigree di Prema è da purosangue di razza. Serve fare esperienza e lasciare l’ambiente tranquillo, ma quando si sa come si vince il 50% del lavoro è già fatto.

Pensavate di distrarvi? Niente da fare, la prossima settimana si torna in pista a Detroit!