In F1 si è chiuso il sipario anche sul Gran Premio di Monaco e abbiamo solo due certezze: la prima “La doppia sosta obbligatoria? Una boiata pazzesca,” parola di Turrini, che ha liquidato l’esperimento regolamentare del Principato; la seconda che Leclerc a Monaco è velocità pura.
Una seconda posizione è ciò che di buono poteva ottenere (miglior risultato stagionale), facendo la differenza sul circuito di casa con una SF-25 che non convince, né sul piano tecnico né umano. Leclerc continua a trasmettere insicurezza e frustrazione, e il clima interno sembra tutt’altro che sereno.

“La SF-25 è un cubo di Rubik: indecifrabile,” ha dichiarato Turrini. Una definizione che sintetizza perfettamente lo smarrimento di un team che ha perso le proprie certezze, trasformando la stagione in un’occasione mancata, e le responsabilità non possono essere più ignorate.
Non si tratta solo delle prestazioni altalenanti in pista o dell’umore cupo dei piloti. Il vero nodo è dirigenziale. Come ha sottolineato Leo Turrini: “Perché la Ferrari ha deciso di rivoluzionare la monoposto proprio nell’ultimo anno prima del cambio regolamentare del 2026?“.

“Nel 2024 era la più credibile alternativa alla McLaren. E invece hanno buttato tutto all’aria. Hanno cambiato tutto, persino Vasseur ha detto che della vecchia macchina sarebbe rimasto al massimo il 5%. E poi prendono una cantonata così…”
Non sarà anche un problema di comunicazione? Sappiamo quanto la Ferrari sia sotto la lente d’ingrandimento: ogni movimento in quel di Maranello, ogni intervista, ogni comunicazione è sotto l’attenzione media di tutto il mondo della F1 (e non).
La stagione 2025 doveva essere quella della rinascita per Ferrari, così era stato annunciato tra eventi in pompa magna e dichiarazioni altisonanti – i vertici della Scuderia avevano lanciato proclami ambiziosi: “Lotteremo per entrambi titoli mondiali”, mentre a Milano si organizzavano parate degne delle sfilate di alta moda.
Peccato che, dopo 8 gare, la realtà dica ben altro: prestazioni altalenanti e un progetto tecnico che non convince. Infatti, Turrini commenta: “Se dall’alto ti dicono che lotterai per entrambi i titoli, poi non si può dare la colpa alla stampa se l’auto non va.”
La Ferrari, oggi, paga decisioni interne più che limiti tecnici. Serve chiarezza e, soprattutto, responsabilità. E’ prigioniera delle sue stesse scelte, più che della superiorità degli avversari. Serve una svolta vera e non di facciata. Non solo in fabbrica, ma nella mentalità.
Marika Magnano