Purtroppo è tutto vero e alla fine ci siamo arrivati: la Formula 1 si prepara a un cambiamento radicale a partire dal 2026, con l’introduzione di nuove normative che mirano a favorire lo spettacolo in pista attraverso l’implementazione di un sistema di “override”. Un BoP, in pratica. Lo scopo è quello di creare un sistema di bilanciamento delle prestazioni (Balance of Performance o BoP, appunto) per creare un margine di vantaggio artificiale tra le vetture, così da facilitare i sorpassi e mantenere viva la competizione.
Inutile dire però che questa scelta ha già sollevato diverse opinioni contrastanti tra addetti ai lavori e appassionati. Lo scopo è quello di allineare la Formula 1 alle nuove esigenze di sostenibilità e spettacolo ma il prezzo da pagare è ovviamente uno competizione snaturata nella sua essenza.
Il cuore del cambiamento sarà una centralina unica gestita dalla FIA che controllerà potenza e consumo dei motori, sia termici che elettrici, di ogni monoposto. La centralina determinerà un limite massimo di potenza: 400 kW per il motore termico e 350 kW per l’elettrico. Attraverso il comando di override, il sistema sarà in grado di ridurre temporaneamente la potenza del veicolo in testa, consentendo al pilota inseguitore di mantenere livelli di potenza elevati per periodi prolungati, creando così differenze di velocità pensate appositamente per i sorpassi.
L’adozione del BoP in Formula 1, mascherato da strumento per favorire sorpassi, rappresenta un cambiamento epocale, potenzialmente secondo soltanto all’elettrificazione totale che pure ha rischiato di arrivare nella massima categoria del motorsport mondiale (ed il cui rischio non è ancora totalmente scongiurato). Questo sistema, infatti, stabilisce un limite standard di prestazione, che appiattisce le differenze tra i team e indirizza la competizione verso una gestione sempre più controllata e uniforme delle vetture. Se preferite, potete tranquillamente etichettarla come una vera e propria manipolazione dei valori tecnici.
Questa manovra andrà anche a ridurre la creatività ingegneristica e l’unicità (già molto risicata) delle monoposto, limitando lo spazio per l’innovazione tecnica a favore di una Formula 1 guidata dall’elettronica e dall’informatica.
Ricordiamo che, come stabilito nei mesi passati, dal 2026 ci sarà una vera e propria rivoluzione (già stabilita) anche per quanto concerne le power-unit. Le nuove normative, che puntano anche alla sostenibilità, vedranno modifiche sostanziali nella gestione dell’energia e nell’uso dei carburanti. La potenza del motore elettrico aumenterà fino a 350 kW, con una capacità di rigenerazione della batteria da 2 a 9 MJ per giro.
Contestualmente, il motore termico subirà una riduzione di potenza, passando da 550 kW a 400 kW, mentre il consumo di carburante sarà limitato da normative ancora più restrittive. Inoltre, il sistema di sovralimentazione sarà ridotto, con un limite di pressione del turbo fissato a 4,8 bar.
Le nuove power-unit dovranno adattarsi anche all’aerodinamica attiva (la terza e grande novità dei nuovi regolamenti 2026) che permetterà di modificare l’assetto aerodinamico delle vetture in tempo reale per ottimizzare la trazione e l’efficienza energetica, ma sarà anch’esso gestito attraverso software centralizzati che limiteranno le libertà progettuali dei team.
Le conclusioni e i commenti a queste decisioni possono apparire superflue. Per chi ama lo sport del motore tutto ciò è al limite del deprimente. Sono lontani, quasi estinti del tutto, i tempi in cui le battaglie in pista erano autentiche e i valori dei piloti potevano essere affiancati a quelli dei progetti tecnici delle monoposto in una lotta trasparente e affascinante in pista. Certo, tutto questo arriva anche per rispondere all’esigenza di ridurre l’impatto ambientale, un tema sempre più centrale nel motorsport. Tuttavia, è lecito chiedersi se la manipolazione dei valori in pista sia davvero significativa per l’obiettivo dichiarato della sostenibilità e quanto, invece, si tratti di una strategia di marketing per mantenere l’interesse del pubblico.
La Formula 1 (che dello sport che ricordiamo ne riporta soltanto il nome) diventa sempre più una sfida di software e gestione elettronica. E forse questo passo (che arriva dopo la restrizione architetturale dei motori del 1995, dopo il bando dei test in pista del 2009, dopo l’introduzione del DRS del 2012 e dopo l’avvento delle power-unit del 2014) segna il definitivo addio allo sport che conoscevamo.