Il dominio di Verstappen è così incredibile che spinge un po’ tutti a scindere le sue straordinarie doti da pilota dalla super monoposto che guida, e analizzare separatamente le due componenti di questo binomio.
Sappiamo che con i se e con i ma non si va da nessuna parte, inizia a parlare così l’ing. Luigi Mazzola durante l’ultima puntata di Pit Talk, portandoci a riflettere su quanto affermato da Enrique Scalabroni, agli stessi microfoni, la scorsa settimana:“Verstappen sulla Ferrari avrebbe vinto in Austria!”
È stata commentata la domanda che, chi segue la Formula 1, almeno una volta si è posto: conta più la macchina o il pilota? Nel caso di questa Red Bull, si possono analizzare entrambe le situazioni.
Verstappen e Pérez: doti a confronto
Partendo dal presupposto che la RB19 ha dimostrato di essere la monoposto più forte della griglia, Verstappen e Pérez tirano fuori performance molto diverse. Proprio per questo motivo, l’ing. Scalabroni ha affermato che Verstappen, se guidase una Ferrari in questo momento, sarebbe in grado di farla vincere – mettendo in risalto esclusivamente le doti del pilota, parangonandole implicitamente con quelle del compagno di squadra.
L’ing. Luigi Mazzola è contrario a quanto affermato, rispondendo in questo modo:”Pérez si è perso mentalmente da qualche Gran Premio, perché anche lui ha vinto delle gare. È chiaro che in questo momento si trova in una situazione di handicap rispetto ad un pilota che è al massimo della forza mentale. Lui è ai minimi della sua, e li si vede la differenza.”
Commenta anche quello che Scalabroni ha detto riguardo la RB19, ovvero che “La Red Bull è una buona macchina, non eccezionale come tutti credono.”, affermando che non si può dire che la RB19 non sia una macchina migliore delle altre. Aggiunge anche che, prendendo un Hamilton, un Russell ed anche un Leclerc, loro non sono assolutamente fermi, semplicemente fanno meno rispetto a chi ha una Red Bull tra le mani.
L’ing. Mazzola riprende a parlare delle prestazioni di Pérez, dicendo che:” Essendo calato mentalmente, anche se non si qualifica nel Q3, o addirittura esce al Q2, in gara prende parte e in qualche modo risale, arriva tra i primi cinque o ci va vicino, anche se con un gap incredibile.” E ancora: “La performance di una macchina è fatta da efficienza, bilancio, carico, grip, e poi pilota, certamente. Ma il pilota senza quella roba li, non va da nessuna parte.”
Verstappen in Ferrari? Alzerebbe l’asticella
Mazzola ci offre una visione differente rispetto al “Verstappen in Ferrari, in questo momento, vincerebbe”, facendo leva sull’atteggiamento e sulla presa di posizione di quest’ultimo, incarnando perfettamente il pilota che ha fame e sete di vittoria, e che non si accontenta di nulla. Se c’è da prendere anche solo un punto, Max lo fa, e ce lo ha dimostrato in Austria quando è rientrato ai box – all’ultimo giro della gara – per il cambio gomme, con l’intenzione di prendersi il punticino del giro veloce, e anche le sue responsabilità.
Un pilota con questo tipo di atteggiamento “se venisse in Ferrari ribalterebbe il team“, ha affermato Mazzola.
“Perché uno che ti forza all’ultimo giro in Austria a cambiare la gomma vuol dire che sta alzando l’asticella a tutti, meccanici, ingegneri e tecnici. C’è un punto? Io lo voglio, nello sport tu mangi, mordi, vuoi di più. Venisse un pilota del genere in Ferrari è chiaro che stravolgerebbe tutti.”
Mazzola chiude l’argomento ricordandoci come lui ha vissuto questa situazione due volte in carriera, una con Prost e un’altra con con Schumacher, dicendo che:” Si vede la differenza quando ti arriva uno così, e tu scali tre marce.”