Ancora a ruota libera Umberto Zapelloni, ospite a Pit Talk, sulle dimissioni di Binotto e sul suo modus operandi.
Nel susseguirsi di queste ore riguardanti il successore, si è cercato di capire meglio quale profilo e atteggiamento debba avere il nuovo Team Principal Ferrari F1.
“O prendi un manager che sia uomo di corse navigato, o prendi una giovane promessa e le dai il tempo di crescere”. La seconda soluzione lascia qualche perplessità.
Ricordiamoci di Mattiacci e Arrivabene ai quali, di tempo, Maranello non ne ha concesso; per quest’ultimo più che di cacciata si è trattato di dimissioni volontarie, proprio per incompatibilità caratteriale con Binotto.
Continua Zapelloni sul carattere del capo scuderia in partenza:
“Mattia viene raccontato per essere troppo buono, ma all’interno della squadra non era proprio così”
“Ha fatto la sua scalata, si è creato le sue inimicizie… in molti raccontano di questo periodo come non fosse tutto rose e fiori.”

Il giornalista spezza comunque una lancia a favore dello svizzero: la squadra ed il suo vertice quest’anno si sono trovati ad affrontare un cambio di regolamento drastico, cosa che in Ferrari storicamente si è sempre sofferto.
“C’erano le basi viste le vittorie d’inizio anno, ma non si poteva continuare con questa squadra, dei ritocchi erano assolutamente necessari.”
L’oggettività della colpa
“Imputo a Binotto la colpa di non essere intervenuto per cercare di rimediare agli errori di muretto perpetrati fino alla penultima gara di campionato.” Le intermedie montate a Leclerc alle qualifiche di Interlagos gridano ancora vendetta.

Solo all’ultimo appuntamento di Abu Dhabi tutto ha funzionato. Zapelloni: “Binotto alla conferenza post gara per i giornalisti italiani ha alluso al fatto che il team abbia giocato per lui e con lui.”
Preferiremmo immaginare che in una stagione non riuscita, una punta di orgoglio si è fatta strada negli uomini e donne in Rosso, quasi come a volersi lasciare indietro una stagione malgestita.