F1 | Ferrari, comunque vada sarà ancora transizione

Per la Ferrari sono momenti di attesa. Il nuovo direttore dalle GeS, se ci sarà, si troverà davanti ad un progetto nel quale non è stato coinvolto e che dovrà plasmare secondo i suoi dettami. Ma per arrivare a questo ci vorrà forse molto tempo.

Indipendentemente da chi sarà il team-principal e direttore supremo della Gestione Sportiva Ferrari del prossimo futuro, quello che è innegabile è che saremo davanti a un nuovo periodo di transizione. 

F1 – Charles Leclerc – Ferrari, GP Ungheria 2022.

I fatti degli ultimi giorni mi han riportato la mente alle parole di John Elkann (le uniche che a mia memoria abbia rilasciato sul tema F1 quest’anno) quando qualche mese fa sostenne di aspettare il mondiale Ferrari entro il 2026. Parole che all’epoca ho ritenuto (e non credo di essere il solo) inaccettabili dal leader massimo della Ferrari. E la conferma è arrivata anche da Charles Leclerc, che ha più volte ribadito, fino all’ultima gara di Abu Dhabi appena una settimana fa, che l’obiettivo personale per il 2023 è uno solo: vincere il titolo mondiale piloti. Questo e nient’altro. O in alternativa per lui potrebbero aprirsi all’orizzonte nuovi scenari (Mercedes, si vocifera). 

Non stiamo qui, ora, a capire chi sarà il sostituto – sempre se ci sarà un sostituto – di Mattia Binotto alla guida della Ferrari F1. Siamo qui a provare a capire come sarà la transizione che porterà l’eventuale nuova persona di fronte agli obiettivi sportivi del brand di Maranello. 

F1 – Frederic Vasseur e Mattia Binotto

Vasseur o chiunque altro, estero o italiano, di provenienza F1 o altro. Non si sa. Cosi come non si sa se sarà oggi (forse si), domani o tra una settimana la data dell’annuncio. Quello che si sa è che la Ferrari 2023, il progetto tecnico s’intende, è già bello che finito. Ed è stato sviluppato e completato dagli stessi uomini che nel bene e nel male hanno caratterizzato le ultime tre stagioni a Maranello, ovvero coloro che hanno disegnato l’ultima F1-75 cosi efficace nelle prime gare ma cosi incapace di autosostenersi (su sviluppi e affidabilità) successivamente. Si tratterà delle stesse persone che hanno progettato una power-unit che – si dice – a febbraio scorso non andava oltre gli 800 km al banco prova e di coloro che hanno disegnato un telaio cosi sensibile sul delicato tema della gestione della gomma.

Ecco perché parliamo di transizione. E non può essere altrimenti. Perché chiunque sarà il nome designato dovrà far fronte ad un progetto tecnico su cui non è stato minimamente coinvolto e di cui, forse, non ne avrebbe neanche sposato le filosofie (è una possibilità, no di certo una certezza). 

E allora ecco che il 2026, per quanto lontano possa essere, torna ad essere una ipotesi realistica per gli obiettivi iridati di Maranello. Perché se nel 2023 si dovrà tenere botta con i mezzi e le risorse a disposizione, per il 2024 (ma presumibilmente senza Charles Leclerc) si potrà provare a cambiare qualcosa ed essere competitivi ed in lotta fino a quasi la fine dei giochi, per finire al 2025-2026 con la seria intenzione di arrivare alla conquista del doppio titolo iridato.

Ecco. Forse Elkann aveva ragione e c’aveva visto lungo, chissà.