F1 – “Quando vai a Siracusa, ricordati di Tony Brooks!”. Parafrasando questa celebre frase dedicata ad Ayrton Senna non si può non dimenticare uno dei piloti britannici più talentuosi che si siano mai affacciati sulle scene agli albori della F1, vale a dire negli anni 1950.
Il dentista volante, così veniva soprannominato l’inglese per il fatto che fosse figlio di un odontoiatra e anche lui stesse studiando per seguire le orme del padre, ha avuto un grande legame con la città siciliana per essere stato il primo pilota inglese a vincere una gara fuori dal Regno Unito. Brooks, infatti, riuscirà a farsi strada in Formula 2 al Crystal Palace nel 1955 e in quell’anno, appunto, avrà la possibilità di correre al volante di una monoposto di F1, aggiudicandosi il Gran Premio di Siracusa. Brooks diventerà il primo inglese, dal 1924, a vincere una gara al di fuori dei confini del Regno Unito, pur non essendo una corsa valida per il Mondiale.
Siracusa poi è diventata il luogo dei suoi affetti più cari, dove ha trovato l’amore e si è sposato, ma il legame con la madrepatria inglese è stato sempre inossidabile. Tant’è vero che farà il suo esordio in F1 con la BRM, dove tenterà l’esordio a Montecarlo e riuscirà a prendere finalmente il via a Silverstone, ma la rottura dell’acceleratore porterà l’inglese a un incidente nel quale si fratturerà la mascella.
Ma la stagione successiva sarà quella della svolta: l’arrivo in Vanwall coinciderà con il primo podio a Montecarlo e con la prima vittoria ufficiale, condivisa con Stirling Moss, sul tracciato di Aintree, mettendo finalmente in mostra tutte le sue potenzialità.
Ma non ci sarà solo la F1 a regalargli soddisfazioni: Brooks in quella stagione con una Aston Martin giungerà a vincere anche la 1000 km del Nurbrgring e l’anno successivo il Tourist Trophy in quella che sarà la sua miglior stagione in carriera.
Brooks infatti arriverà a contendere il titolo al connazionale Mike Hawthorn, in una stagione che verrà ricordata per un vero e proprio record, 5 piloti britannici ai primi 5 posti. Gli ottimi risultati apriranno a Brooks le porte di Maranello e, dopo essere riuscito a ottenere il permesso per non disputare la 24 Ore di Le Mans, arriverà vicinissimo a conquistare il titolo mondiale.
La conquista del titolo svanisce a Monza, quando la Ferrari fu vittima di un guasto all’acceleratore; lo sciopero ad Aintree e la cancellazione dal calendario della gara di Spa, gradita all’inglese, forse condizioneranno la corsa iridata e porteranno il primo titolo a Jack Brabham. Ma Brooks ha messo in mostra il suo grande talento e ancora oggi viene considerato uno dei piloti che avrebbe meritato ben altre soddisfazioni. L’inglese tornerà a correre con le vetture inglesi, Cooper, Vanwall e BRM, chiudendo la sua carriera con un podio a Watkins Glen.
Uomo molto devoto, ha deciso di smettere proprio al termine della stagione 1961 per non rischiare ulteriormente la propria incolumità mostrando così il proprio senso della misura e la consapevolezza del fatto che in quegli anni il rischio di rimetterci la vita fosse effettivamente elevatissimo.
Testimone ne è stato l’incidente a Le Mans nel 1957, a seguito del quale Brooks come detto chiederà al Drake di non correre sulla Sarthe: “Sono stato fortunato nell’incidente di Le Mans a non rompermi nulla, ma ho avuto abrasioni molto profonde: c’era un buco nel lato della mia coscia in cui avrei potuto letteralmente mettere il pugno“.
E nonostante queste abrasioni Brooks riuscirà a imporsi sul tracciato di Aintree, conquistando come detto la sua prima affermazione ufficiale nel campionato del mondo di F1. Brooks ci ha lasciato martedì scorso all’età di 90 anni, dopo essere stato onorato dall’esposizione di una targa dall’Assemblea Distrettuale del Dukinfield all’esterno della sua casa natale nel corso del 2007. Il suo ritratto lo dipinge perfettamente Enzo Ferrari, nel suo grande libro “Piloti, che gente…”:
“Abbandonò le corse per fare non so se il commerciante di automobili o il dentista. Si era presentato in Italia come intelligente stilista. Si dimostrò in seguito uomo capace, ma tanto prudente, anche quando la prudenza poteva essere intesa come intenzione di non nuocere, non soltanto a se stesso, ma anche agli altri.”
Rest in speed, Tony !