Gilles Villeneuve, il dramma 40 anni fa e il ritorno dell’effetto suolo

40 anni. 40 maledetti anni da quando l’Aviatore ha compiuto il suo ultimo volo. Nessuno potrà mai dimenticare l’immagine straziante di quella Ferrari numero 27 che va in frantumi e con sé si porta via un grande mito, quello di Gilles Villeneuve. Il pilota al quale Ferrari voleva bene, il pilota al quale, forse, la Ferrari deve un titolo mondiale, quello che gli è sfuggito di mano nel momento in cui Didier Pironi ha tradito i patti tra i due al GP di San Marino.

Da lì, si sa, Gilles ha iniziato una lunga rincorsa interna che ha avuto come unico reale obiettivo quello di lottare contro un osso duro come Pironi, ma il tragico volo di Zolder durante il giro di rientro delle qualifiche del sabato gli sarà fatale. Un incidente del quale ancora oggi non si ha una vera e propria spiegazione, ma che ha portato a delle conseguenze rilevanti nella ideazione e nella progettazione delle monoposto, a iniziare proprio da quella monoposto, la 126C2.

Infatti, se l’incidente di Gilles sarà purtroppo solo il primo degli episodi che caratterizzeranno quella stagione nefasta, tra cui arriverà anche quello al compagno rivale Didier Pironi e la tragedia di Riccardo Paletti a Montreal, nel corso del 1982 la scuderia di Maranello correrà subito ai ripari: il fondo verrà subito sostituito con un fondo piatto e verrà creata una cintura di rinforzo intorno all’abitacolo. Ma la novità più rilevante, appunto, sarà la sparizione delle minigonne e l’eliminazione progressiva dell’effetto suolo; infatti nel 1983 arriverà l’abolizione ufficiale sia delle minigonne che del fondo piatto.

La modifica, radicale, sarà oggetto di un inevitabile confronto tra la FISA e i costruttori e sarà tale da portare a un compromesso, che consentirà di congelare il regolamento sui motori fino al 1985, ma i progettisti faranno fatica ad adattare le monoposto ai nuovi regolamenti, a eccezione della Brabham BT52, monoposto completamente nuova che ironia della sorte vincerà il titolo con Piquet.

La F1 si evolverà, cambieranno i protagonisti e le scelte progettuali, ma quella nefasta stagione ha dato il segnale che probabilmente lo sviluppo era arrivato a livelli troppo estremi. Nel corso degli anni si vedranno comunque delle monoposto incredibili, che culmineranno con la fenomenale McLaren MP4/4 di Gordon Murray, si assisterà al ritorno dei motori aspirati, ci sarà un grande sviluppo dell’elettronica con le sospensioni attive e il controllo di trazione, il cambio semiautomatico al volante… fino a un’altra battuta d’arresto, un altro momento in cui l F1 dovrà fare i conti con se stessa per ripartire di nuovo. Ancora a maggio, ancora una volta la F1 deve fare i conti con se stessa,  cambiare le sue regole, rivedere i suoi standard in nome di un bene preziosissimo come quello della sicurezza che è stato un faro della storia della F1.

E curiosamente in questa evoluzione, nella continua ricerca tra sicurezza e spettacolo, siamo arrivati ai regolamenti 2022 con il ritorno dell’effetto suolo, con tutti i vantaggi e i limiti che questa soluzione ha presentato nel corso degli anni. Quarant’anni dopo il dramma di Gilles, il ritorno dell’effetto suolo ha fatto moto parlare di sè come la principale soluzione che è stata adottata per regalare maggiore spettacolo alle gare e al Mondiale. Si è certamente trattato di una soluzione che per certi aspetti era inaspettata, ma che è stata salutata con favore dai costruttori, all’interno di un nuovo scenario fatto di regolamenti molto più rigidi e monoposto molto più sicure e affidabili.

La F1 quindi si è presa un rischio calcolato, con l’intento di garantire maggiore spettacolo all’interno delle gare garantendo l’incolumità dei piloti e degli addetti ai lavori in pista e all’interno del paddock. Zolder 1982 – Miami 2022, quarant’anni dopo.

Salut Gilles.