Il GP di Miami vede Max Verstappen vincere la seconda gara consecutiva. Ferrari conquista un doppio podio con la P2 di Leclerc e la P3 di Sainz. Ma la corsa in Florida ha forse palesato per la prima volta in stagione la forza di Red Bull.
| a cura di Francesco Svelto
La Ferrari esce con le ossa rotte però soprattutto sulla gestione della gomma a mescola media che, ricordiamo, per questo appuntamento era la C3, quella al centro della gamma. Leclerc resiste soltanto pochi giri – nove per la precisione – prima che Verstappen, alla prima difficoltà del monegasco con le gomme, lo metta nel mirino, lo passi e scappi via.
La gara scorre abbastanza tranquilla fino al giro 42, quando deve uscire la safety-car per un contatto tra Gasly e Norris. Ma anche alla ripartenza, a parità di gomma (dura) e quasi con la stessa quantità di giri accumulata, la Red Bull pareva avere qualcosina in più, con Max che nel duello ravvicinato pareva essere più in gestione rispetto ad un Leclerc palesemente al limite. E l’ultimo giro di Verstappen a Miami, fatto tutto in derapata e al limite è uno schiaffo. Uno schiaffo pesante sul volto di una Ferrari che inizia a porsi importanti interrogativi.
E’ stata forse la prima volta – Imola non fa testo causa condizioni atmosferiche – che Red Bull ha palesemente fatto vedere la propria forza in gara rispetto alla Ferrari. Una gara vinta di forza, di superiorità, rispetto ad una Rossa competitiva, certamente, ma non per la conquista della vittoria.
Non si sa quanto possa essere causa del tracciato (molto particolare quello di Miami, con tratti strettissimi e lentissimi ma anche con curve ad alta percorrenza e ben 31 secondi di allunghi) o di una Red Bull che da Imola – causa anche aggiornamenti alla vettura – si è issata in cima alla graduatoria.
Barcellona sarà non importante, di più. Un banco di prova altamente fedele (lo è sempre stato a causa della conformità del tracciato) che ci dirà forse qualcosa in più su una sfida destinata a durare fino a fine stagione.
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