F1 | Baldisserri: “Tutti dovremmo inchinarci a Mattia Binotto!”

Puntata numero 297 di Pit Talk. Ai nostri microfoni tra gli ospiti c’è l’ex ingegnere Ferrari, Luca Baldisserri, con cui commentiamo il ritorno alla vittoria della rossa dopo due anni di purgatorio.

Parole al miele di Luca Baldisserri per Mattia Binotto e la sua crew. Ai nostri microfoni l’ex Ferrari ha deliberatamente elogiato il team principal della Ferrari e il suo operato per il ritorno alla vittoria dopo 910 giorni.

“Volevo fare a tutti i complimenti. Dovremmo tutti inchinarci, in un certo senso, a Mattia Binotto. A volte tutti noi siamo stati molto critici, l’abbiamo criticato, preso in giro e nessuno credeva in lui. Ha vinto una gara importante, è un segno. è riuscito a mettere insieme una vettura interpretando molto bene i regolamenti.”

Non si risparmia Baldisserri nell’elogiare Binotto per quanto fatto in Bahrain. Nonostante le parole poco piacevoli, spese negli anni precedenti, a discapito del TP Ferrari, sembra che la vittoria di domenica abbia cancellato i due anni infernali appena conclusi dalla scuderia di Maranello. Tanto di cappello per il lavoro svolto e la sicurezza mostrata in pista e nelle dichiarazioni, ci mancherebbe, ma è il minimo portare a casa una vittoria dopo quasi 3 anni, specialmente se annunci di star lavorando su questo progetto dalla fine del 2019.

Il motore è indubbiamente cresciuto rispetto all’anno scorso, molto di più rispetto agli altri motori. Il pacchetto è effettivamente un pacchetto, per il momento, molto competitivo. Vero che tutti i team con il motore Ferrari hanno guadagnato rispetto agli altri. La Ferrari ha anche guadagnato sul settore 2, dove ci sono caratteristiche in cui per andare forte devi avere grip ed essere bilanciato. Sono molto contento che possiamo giocare con gli altri.”

L’analisi concerne non solo il motore, ma anche la parte del telaio. La F1-75 sembra, per Baldisserri, avere tutte le carte in regola per poter lottare per il titolo. La Ferrari ha comunque dato prova di avere una macchina non solo affidabile, ma anche prestazionale. La pista di Sakhir non è il metro di giudizio perfetto, visto che mancano ancora 22 gare e la strada è lunga, ma è un buon punto di partenza. Partire bene è un vantaggio e bisogna battere il ferro finchè caldo e in Ferrari lo sanno bene.

C’è tanto lavoro da fare, non bisogna adagiarsi sugli allori, nè dare nulla per scontato. Bisogna farsi i conti in tasca propria e aspettare il lontano novembre 2022 per vedere se veramente la Ferrari, ha azzeccato il progetto.