F1 | Gilles Villeneuve: 72 anni, 40 di rimpianti

Non e’ facile trovare le parole per descrivere Gilles Villeneuve, oggi, giorno del suo compleanno, il web impazza d immagini e interviste, noi lo vogliamo ricordare in modo diverso, sottolineando quello che il ns sport ha perso con la sua prematura scomparsa.

 

| a cura di Federico Sandoli

 

Gilles non e’ stato un campione, un fuoriclasse. E’ stato un pilota dotato di una sensibilità di guida superiore alla media che alla Ferrari non è stata fatta maturare. Si dice che abbia vinto poco ma ricordiamo tutti che, con l’unica Ferrari veramente competitiva, riuscì a vincere tre gran premi in una stagione, e se non fosse stato per qualche ingenuita’ di troppo e per la politica interna alla Ferrari, forse avrebbe potuto vincere il titolo.


Gli anni che seguirono furono bui, la competitivita’ scemata della macchina mise in risalto le sue doti di pilota combattivo e funambolico tanto che in un momento di crisi assoluta la Ferrari riusciva a strappare titoli a nove colonne sui giornali.


A Ferrari bastava questo. A noi tifosi anche. Gilles sembrava immortale e quando nell’82 la macchina sembrava poter essere una vera Ferrari, ecco apparire all’orizzonte il peggiore degli avversari: l’insofferenza in seno alla squadra e un compagno ambizioso che si prestava ai giochi politici di un team stanco del canadese.


Il controverso GP di Imola del 1982 fa ancora discutere. Sconfitto da tutto il team, il canadese si presenta in Belgio pronto a dare battaglia. Tuttavia in quell’incidente a Zolder, mentre volava in cielo, Gilles era già un mito e non gli serviva dimostrarlo. Il pubblico pianse l’uomo che rese grandi la Ferrari e la F1, i colleghi solo uno dei tanti che, troppo spericolato, raccolse quanto seminò.


Ferrari, protetto dalle sue lenti scure, a inizio stagione 1983 si rammaricava di non averlo ai nastri di partenza. I nuovi regolamenti lo avrebbero nuovamente visto protagonista. E invece la F1 si stava indirizzando verso i piloti computer con chiare ispirazioni soporifere.


Anche Senna, arrivato due anni dopo nella massima formula, sarebbe maturato diversamente se sulla sua strada avesse trovato questo acrobata delle quattro ruote che gli avrebbe insegnato a staccare sempre più tardi  pur rispettando l’avversario senza alcuna scorrettezza.


Ferrari gli ha voluto bene. Scrisse cosi. Noi ancora oggi viviamo del rimpianto di cosa avrebbe potuto dare a questo sport.

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