Dopo il turbolento GP di Jeddah, a Pit Talk non sono mancate le opinioni sull’operato di Michael Masi. Ai nostri microfoni abbiamo avuto l’onore di ascoltare il parere del tecnico Craig Scarborough.
Il disastro di Masi a Jeddah è ormai sulla bocca di tutti. A Pit Talk abbiamo avuto l’occasione e il piacere di parlarne con Craig Scarborough, che ha commentato in maniera generale la direzione gara di domenica scorsa.
“Masi ha un lavoro difficile nella direzione di gara. Specialmente nella giornata di ieri per stabilire le posizioni di ripartenza. Secondo me è stata la cosa giusta esporre la prima bandiera rossa al fine di proteggere anche gli addetti dietro al circuito.”
La prima bandiera rossa esposta da Michael Masi ha fatto discutere. Scarborough è convinto che la sua sia stata una scelta giusta, o comunque non avventata, per preservare la sicurezza degli addetti ai lavori e dei piloti dopo l’incidente di Schumacher.
Una decisione che però non ha messo tutti d’accordo. Quella bandiera rossa fatta esporre da Masi è sembrata, a molti esperti e non, un azzardo, una mossa che si poteva evitare. Fatta quasi per scombinare le carte. Ma per carità quando si tratta di sicurezza, bisogna sempre avere un occhio di riguardo.
“Non ho mai visto un accordo tra federazione e team in diretta. Fondamentalmente c’è sempre stata una discussione tra federazione e team in gara. Questo accordo credo sia stato messo in cattiva luce dall’audience, ma sono cose che ci sono sempre state tra i team e i commissari.”
Il “siparietto” tra la federazione, Red Bull e Mercedes ha fatto tanto discutere. Mai si era visto in diretta, specialmente in regime di bandiera rossa, la discussione per stipulare un vero e proprio accordo, come se si stesse trattando di qualcosa che potesse essere volatile nel tempo. Come se non ci fosse un regolamento. Le parole di Craig sono molto diplomatiche a riguardo. La vicenda è stata sicuramente spettacolarizzata, visto la piega che sta prendendo la F1 negli ultimi anni. Sicuramente sono discussione che lontano dalle telecamere e dai microfoni, non è così raro vedere. Ma questa “spettacolarizzazione” di un qualcosa che per un tifoso o uno spettatore è anomala, ma magari per un addetto è la normalità, fa bene alla F1?