F1 | Non ci resta che… sperare

Il mondiale 2021 di F1 si appresta a vivere i suoi due ultimi atti, ma è chiaro che qualcosa all’interno del carrozzone si sia irrimediabilmente inceppato. Troppi punti oscuri, troppe decisioni lasciate alle casualità, alla direzione gara del momento, a un profondo senso avanguardista che ha nell’aleatorio -inteso come improvvisazione- una delle sue caratteristiche fondamentali.

“Meglio è di risa che di pianti scrivere, ché rider soprattutto è cosa umana”. Già, così disse lo scrittore comico francese Francçois Rabelais. Ed era solo il ‘500, ben prima della nascita della F1. Il fatto che si parli al 90% di alettoni, motori, sospetti o irregolarità reali o presunte, la dice lunga sul problema che ormai da tempo bussa alla porta e che si continua a sottovalutare. Questo perenne “orgoglio e pregiudizio” sta facendo enormi danni, anche se puntualmente qualcuno minimizza in nome dello spettacolo, degli ascolti e della popolarità di uno sport che ormai è sempre più solo e unicamente un carrozzone atto a intrattenere e a far girare denaro che, spesso, nemmeno c’è.

 

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L’aspetto legato al fatto che la direzione gara cambi di volta in volta grida vendetta al cospetto divino. Sì, perché non c’è mai uniformità di giudizio. È mai possibile che in un gran premio un contatto venga sanzionato con 10 secondi di penalità, e in un altro non venga neppure preso in considerazione l’episodio? A cosa servono i regolamenti? Se non servono, tanto vale evitare di scriverli: è una perdita di tempo in meno per tutti. Dal punto di vista tecnico, la situazione è ancora peggiore: volanti che vanno avanti e indietro, macchine che si alzano e si abbassano, ali che flettono, motori che non vanno al sabato ma alla domenica tornano velocissimi. Sulla carta, gli sviluppi sono bloccati da due anni, ma macchine che a inizio stagione tentavano comunque di tenere il passo, ora beccano 1 minuto come tutte le altre.

Non sarebbe forse più facile dire che non c’è niente da fare? Da sempre, quando c’è un regolamento, i tecnici sono specializzati nella ricerca della zona grigia che permetta di aggirarlo e andare più forte degli altri. La carrozza degli onesti, in questo senso, è vuota. E non disturbatevi a cercare il cocchiere, non c’è nemmeno lui! Tanto per citarne un paio, negli anni ’80 si svuotavano gli estintori per guadagnare qualche decimo a giro, mentre Bernie Ecclestone vinse un mondiale con la Brabham BT52 grazie a una benzina irregol… ah no, “commercialmente disponibile”, quindi tutto ok. Capito come funziona, no?

 

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Battute a parte, un week end di gara non può iniziare sempre con i soliti controlli. Risultati delle qualifiche sotto inchiesta fino a un’ora prima del gran premio, classifica di gara sotto investigazione fino alla settimana successiva. Il tutto, in quella che dovrebbe essere la massima categoria del motorsport?  Ma scherziamo? La F1 non è una sit-com, sarebbe ora che questa commedia finisse perché ormai non fa più ridere nessuno. Le interviste sono palesemente fatte ad arte, con due team principal che fanno finta di litigare per dare in pasto qualcosa ai giornalisti che, altrimenti, non saprebbero più di cosa parlare.

L’unica speranza per la nuova era ormai alle porte è che qualcuno si metta in testa di imporre regole chiare e non discutibili, soprattutto a livello di condotta di gara. Se una manovra è illegale deve esserlo in tutte le piste del mondiale e le sanzioni devono arrivare subito o a stretto giro, altrimenti il campionato è irrimediabilmente falsato e la F1 perderà sempre più credibilità. Se una monoposto è irregolare, dev’essere squalificata. Non devono più esistere “sanzioni confidenziali” o amichevoli tiratine d’orecchi seguite da pacche sulle spalle. Chi pensa che regole come il tanto invocato Budget Cap possano sistemare le cose è un illuso o mente sapendo di mentire: chi ha più soldi troverà sempre il modo di spenderli, con o senza una regola che gli dica che non può spendere più di quanto imposto.

Accadrà qualcosa di diverso il prossimo anno? Ne dubito fortemente, ma… non ci resta che sperare. Nel frattempo, appuntamento a Jeddah.