Anteprima storica del GP del Messico in programma domenica sul circuito recentemente rinnovato di Mexico City. Abbiamo deciso di rivivere l’edizione del 1992, un evento molto particolare se visto a posteriori.
| a cura di Federico Sandoli
Nel 1992 la gara in Messico fu di per se abbastanza noiosa. Ma a posteriori si rivelò lo spartiacque definitivo tra la nuova e la vecchia F1.
In terra centroamericana a dominare, manco a dirlo, sono le Williams. Le macchine inglesi, forti della genialata delle sospensioni attive, riescono a scivolare sull’asfalto con la grazia di un ballerino di danza classica.
Le sospensioni attive, portate al debutto dalla Lotus di Senna nel 1987, raggiungono con la Williams il massimo sviluppo aprendo una nuova stagione ipertecnologica per la F1.
In Messico le Williams dettano subito legge, poco possono le altre scuderie. L’unico che prova a resistere al dominio inglese è Ayrton Senna, neo-campione in carica, che con la McLaren è autore di una rovinosa uscita di pista nelle prove libere e che che gli comporta una forte contusione alla gamba e una certa frustrazione per la mancanza di competitività della sua McLaren.
A discapito del blasone e delle aspettative, la Ferrari in Messico non riesce a raccogliere quanto si aspettava alla vigilia. Ivan Capelli addirittura alla fine delle qualifiche è ventesimo.
Un bellissimo sole saluta le Williams in prima fila che, allo scattare del verde, s’involano forti di un ritmo irraggiungibile per chiunque. Dietro, gli altri, oltre che essere spettatori di tanto strapotere, si rendono conto presto di poter puntare solo al terzo posto. Per la Ferrari subito una delusione: Capelli viene urtato da Karl Wendlinger con la March e finisce la sua corsa contro il muretto.
Alesi prova a tenere in pista la sua F92A. Il francese sembra un equilibrista sulla corda senza rete. La sua Ferrari soffre di problemi di telaio e di motore. Si saprà a fine stagione che il propulsore di Maranello bruciava troppo olio obbligando i tecnici a dotare la macchina di un serbatoio supplementare.
Le due Williams in testa provano a sfidarsi e nonostante le sospensioni attive, il circuito messicano mette a dura prova i piloti, tanto che Patrese conscio di non riuscire a raggiungere il compagno Mansell, decide di scortarlo fino al traguardo.
Al terzo posto la nuova stella della F1, un tal Michael Schumacher che, nonostante una Benetton dell’anno prima, riesce a mettersi in luce e arrivare primo tra i “terrestri”.
La Williams si presenta come la macchina da battere e autentica candidata al successo finale mentre nel box di Maranello cominciano a realizzare che la F92A sia un fallimento sotto ogni punto di vista. Inoltre, come gran parte dell’entourage ritiene dall’anno prima, Alesi risulta essere pilota grintosissimo ma con una scarsa propensione a capire le reazioni della macchina, quindi a svilupparla adeguatamente.