F1 | Ciccarone: “Gli arabi pagano tanto e sono interessati al network di Netflix”

Il futuro della F1 potrà davvero intravedere investitori provenienti dall’area mediorientale? Ne abbiamo parlato assieme a Paolo Ciccarone, giornalista di RMC Motori, nel corso della puntata #280 di Pit Talk.

Man mano che si va avanti è ben noto come la F1 stia prendendo una via diversa rispetto a quella “tradizionale”, o meglio… quella a cui siamo sempre stati abituati. Una piega diversa che è ben visibile già dai luoghi presso cui si svolgono e si svolgeranno le gare, ad esempio.

In quanti sono rimasti delusi, giusto per dirne una, dalla mancata conferma di un circuito come il Nurburgring? Quanti, invece, si sono visti contrariati dalla scelta di far entrare il Qatar nel calendario? Due domande che dovrebbero far riflettere. Ma è ormai palese che la F1, al fine di far fronte alla crisi, scelga la strada che risulta essere più vantaggiosa per il proprio futuro. Come è giusto che sia, in fin dei conti. Anche se difficile da accettare, forse.

Ma è possibile che l’intero sistema del Circus possa, almeno in parte (per ora), finire in mano agli investitori provenienti dal Medio-Oriente? A cercare di dare una risposta a questa domanda ci ha pensato Paolo Ciccarone, nota penna del giornalismo motoristico che ha presenziato la puntata #280 di Pit Talk.

Dal punto di vista economico sì, gli arabi sono arrivati a dire che vogliono spendere 60 milioni per quattro anni… il Qatar non si sarebbe accontentato solo di un anno ma voleva roba più lunga, cosa puntualmente avvenuta… e per Liberty è grasso che cola. Tra Qatar, Arabia, Bahrain e Abu Dhabi si sta spostando l’attenzione e gli investimenti in quella regione. La F1 dal punto di vista economico fa benissimo ma per noi tradizionalisti…

Gli arabi non sono interessati a Liberty Media, ma al loro gruppo editoriale e Netflix è un network che fa parte di quel gruppo editoriale, quindi se gli arabi vogliono fare investimenti li fanno su tutto il gruppo. Dovevano firmare il contratto di cessione al 1 luglio, ma è arrivato un fondo coreano che ha altri soldi da investire e stanno ritrattando il tutto. Sono cose più grande di noi e che sfuggono al nostro controllo.

Al momento quindi si congela, anche perché c’è la questione del presidente FIA. Al momento l’unico candidato era un inglese appoggiato da Todt, ma ora c’è il rivale che è un principe arabo. Ci si divide tra questi due mondi, uno che segue la linea di Todt e che assomiglia a Mosley e l’altro che rappresenterebbe gli interessi di Medio-Oriente, Thailandia, Indonesia… fino a che non fanno le elezioni e non decidono cosa fare la situazione è congelata politicamente e non ci sarà niente di nuovo fino alla fine dell’anno, quando saranno tutti in quella regione e tireranno le fila di tutto.

Che ci siano anche interessi “politici” in mezzo? A questa domanda potremmo rispondere solo a tempo debito. Lo dimostrerà la natura degli eventi che si susseguiranno prossimamente.