F1 | KIMI giudica, sbaglia

Un nostro tributo a Kimi Raikkonen, grandissimo corridore, pilota d’altri tempi. Ieri il finnico ha annunciato il suo ritiro dalla F1 a fine 2021 dopo una stagione che ha coperto due decadi.

 

| a cura di Federico Sandoli

Quando vidi correre Kimi nel 2001 non pensavo certo di vederlo in rosso… Schumacher e la Ferrari sembravano un binomio inossidabile, e mai mi sarei immaginato una rossa senza il suo junker.

La classe sicuramente c’era, la Sauber non era una monoposto di prima fascia ma il finlandese dimostrò subito di essere forte. Tanto che Ron Dennis lo mise sotto osservazione anche perché Hakkinen cominciava a essere stanco di girare in tondo.


Arrivato alla McLaren-Mercedes nel 2002, sfiora il suo primo successo proprio nel giorno dell’apoteosi rossa in Francia. Ma per la prima vittoria deve aspettare il 2003. Le nuove regole esaltano la sua resilienza e fino all’ultimo GP, Kimi è l’unico a contendere a Schumacher la vittoria finale. 

Il personaggio comincia a dividere. C’è chi lo apprezza fino a designarlo come proprio erede – è il caso di Schumacher – e c’è chi lo considera un introverso col vizio del bere e qualche volta del fumo.


Nel 2004 si aggiudica la leggendaria corsa di Spa, battendo Schumacher in procinto di vincere il settimo titolo. L’anno dopo la Ferrari sparisce dai primi posti ma a fermare la corsa iridata del finlandese c’è Alonso. In quella stagione rimane memorabile la gara in Giappone, dove partì ultimo e vinse battendo Fisichella all’ultimo giro. Un capolavoro! C’è chi gridò al miracolo mentre c’è chi urlò a Fisichella di non aver fatto nulla per contrastare la rimonta dell finlandese.


Il 2006 è una stagione d transizione, è ormai noto che Iceman, cosi venne soprannominato, ha in tasca il contratto con la Ferrari. Ed è proprio Schumacher a farsi da parte. Nel 2007 i tifosi si aspettano le cavalcate alla Schumacher e in Australia la F2007 del finlandese non fatica a imporsi. Vince al debutto in rosso. Roba per pochi! 


Poi ecco l’oblio, le critiche fino al GP di Gran Bretagna a Silverstone, quando batte Hamilton e torna in corsa per titolo. In Cina conquista la 200esima vittoria per Ferrari e in Brasile il titolo mondiale. Sarà il primo e l’ultimo.


Nel 2008 potrebbe bissare ma la politica all’interno della Ferrari lo vuole soccombere in favore del compagno Felipe Massa che sarà solo secondo alla fine dell’anno. Nel 2009 la lacunosa F60 lascia a Kimi solo il successo insperato a Spa (ancora una volta Spa). Messo in discussione – e con un carattere non proprio semplice – a Maranello decidono di privarsi del talento finlandese per lasciare spazio a Fernando Alonso. I maligni dicono che lo fanno soprattutto per ringraziarlo per aver testimoniato a favore della casa italiana nell’oscura vicenda della spy-story del 2007, ma questa è un’altra storia. 


Kimi si ritira (temporaneamente) dalla F1. Frequenta i rally, fa parlare di se per certi atteggiamenti che gli valsero il nomignolo di Santo Bevitore. Nel 2012 le sirene del circus lo attirano nuovamente e con la Lotus (o coloro che portano questo nome) riesce a tornare alla vittoria a Abu Dhabi ai danni di un esterrefatto Alonso, secondo con la Ferrari e conscio di aver perso forse l’unica chanche per il titolo mondiale.


Le porte di Maranello si riaprono a lui che disse, a fine 2009, di non volerci tornare mai più (forse reazione dettata dalle vicende di quel periodo). A Modena sperano di avere il contraltare perfetto di Fernando Alonso. Niente di tutto ciò. Alonso, nel 2014, lo surclassa con la scarsa F14-T, e a fine anno lo spagnolo lascia il sedile a Vettel, che lo eleva a proprio collaudatore. Infatti al venerdì è sempre il finlandese a trovare l’assetto giusto che permetterà al tedesco di sfiorare titolo in due stagioni.


Nel 2018 l’ultima pole a Monza, salutata da un pubblico festante. L’ultima vittoria, invece, negli Stati Uniti, inumidita da occhi commossi. Alla fine della stagione 2018 è terzo in classifica, un risultato assolutamente di rilievo per un pilota della sua età. 


Gli anni alla Alfa Romeo-Sauber sono un atto dovuto. Il meglio di se lo ha già dato. Una F1 senza personalità e in formato PlayStation, lo vorrebbe sempre in griglia mentre la moglie lo vuole a casa, con le sue stravaganze con le sue dolcezze speciamente nei cofronti della prole.


“KIMI giudica sbaglia”, un giorno disse. Nessuno ti giudica, caro Kimi. Tutti ti applaudono e ti salutano. Ad oggi sei l’ultimo campione del mondo su una Ferrari e un pilota straordinariamente veloce e dotato di uno dei talenti più sopraffini che si siano visti in giro. Buona vita!