L’edizione del 2000 del GP del Belgio è passata alla storia per uno dei più bei sorpassi di sempre. Quello di Hakkinen su Schumacher con in mezzo Riccardo Zonta. Una manovra epica, che gli occhi di un ragazzino videro come una grande lezione di sport.
Sono passati ben 21 anni, correva l’anno 2000, ma quell’edizione del GP di Spa rimane nella memoria limpida quasi non fossero passati quattro lustri.
La lotta di quell’anno è storia. Michael Schumacher contro Mika Hakkinen, Ferrari e McLaren. La tensione era palpabile. Hakkinen, bicampione del mondo in carica difendeva il titolo contro uno Schumacher che ancora doveva diventare quello che oggi ricordiamo.
In quel 27 settembre del 2000 Michael ancora non era riuscito a portare il titolo a Maranello. Tolto il ‘96, anno del debutto su una monoposto ben più che acerba, il 1997, il 1998 e il 1999 si trasformarono in cocenti delusioni, talvolta anche per colpa del campione tedesco. Jacques Villeneuve e David Coulthard ne sanno qualcosa a riguardo.
Nel 2000 il mondiale pareva era un testa a testa e quella manovra permise ad Hakkinen di portarsi in testa al campionato poi alla fine vinto da Schumacher. Ma furono momenti tesi. Sulla dinamica sappiamo tutto. Mancavano pochi giri al termine, i due campioni lottavano da più giri. Hakkinen ci aveva provato, Schumacher aveva chiuso la porta con tutta la sua decisione. Serviva un Jolly che si palesò con il nome di Riccardo Zonta. Il brasiliano sulla Bar Honda si trovò alla fine del rettifilo del Kemmel a centro pista e doppiato. Schumacher a sinistra Hakkinen con doppia scia a destra. Sorpasso, vittoria e leadership del campionato per il finlandese. Poteva essere un colpo da KO ma Schumacher da lì in poi reagì.
La lezione che quel GP impartì ad un ragazzino appassionato di corse fu importante. Fu vero sport. Vedere Hakkinen e Schumacher che dopo essersi quasi presi a ruotate discutono nel dopo gara sulla manovra appena fatta è scuola.
Schumacher poteva essere imbufalito, non fece una piega. Si confrontò con chi l’aveva battuto per capire meglio come era potuto accadere. Una forza mentale mostruosa che da lì in poi avrebbe dato i suoi frutti.
Penso alla Formula 1 di oggi. Quella che si inginocchia un po’ sì e un po’ no e che vuole a forza mandare messaggi di sociali stiracchiati per le orecchie. Penso a quella Formula 1 di 20 anni fa, a quei due titani. Uno accanto all’altro dopo l’ennesima battaglia. Nudi alle loro emozioni. Avversari sì ma portatori di una stima e di un rispetto l’uno per l’atro mai più visto da allora.
Quella scena fu un messaggio vero e sincero da comprendere e saper far proprio per crescere e migliorare. Non un teatrino preparato a tavolino. Come forse fanno oggi.