Hamilton e Verstappen come Prost e Senna? La mente corre subito a quell’incredibile episodio che ha messo la parola fine alla stagione 1990, ma come è noto tutto il mondo della Formula 1 è cambiato e, allora, occorre innanzitutto basarsi sui dati attualmente a disposizione per provare a dare una chiave di lettura diversa all’episodio.
| a cura di Cristian Buttazzoni
Michael Masi nel corso di alcune interviste ha precisato che la decisione di penalizzare Hamilton con 10 secondi aggiuntivi rispetto al suo pit-stop è stata dettata dal fatto in sè e non dalle conseguenze, che si è tradotto nel non aver evitato il contatto con l’olandese. Tutto questo anche a seguito dell’invio di alcune spiegazioni da parte di Toto Wolff via mail allo stesso direttore di corsa, che però ha rimandato il team principal della Mercedes alla decisione dei commissari.
Se la responsabilità maggiore viene attribuita dagli stewards (tra cui c’era anche Emanuele Pirro in rappresentanza dei piloti; quest’anno i collegi sono composti da 5 membri) a Hamilton, che oltretutto non è rimasto sul cordolo, alla lettura del regolamento sportivo sembra che una parte di responsabilità sia attribuibile anche a Verstappen.
Entra infatti in gioco l’articolo 2d del capitolo IV appendice L del Codice sportivo internazionale della FIA, che stabilisce l’obbligo per i piloti in lotta che escono dalla traiettoria per difendersi di lasciare almeno una vettura di spazio dal punto di corda, cosa che Verstappen non ha fatto rientrando proprio sulla corda dopo essere uscito leggermente all’esterno (aprendo così la porta all’inglese) e andando così a chiudere la strada a Hamilton.
Dunque, l’interpretazione del regolamento, se presa alla lettera, di fatto aumenta i dubbi sulla attribuzione delle responsabilità, che se in un primo momento sembravano tutte dalla parte di Hamilton a una interpretazione letterale del regolamento anche l’olandese gioca un ruolo tutt’altro che secondario.
Tra l’altro, anche Helmut Marko vuole vederci chiaro e proprio per questo motivo ha ingaggiato un avvocato per esaminare la situazione da un punto di vista strettamente legale alla luce del regolamento sportivo, anche per valutare la proposta di eventuali modifiche o interventi anche nei confronti degli organi federali. Ma a ben guardare, le decisioni avrebbero potuto essere impugnate unicamente innanzi agli organi di giustizia sportiva, senza per questo ricorrere a quella ordinaria. Ma a quanto pare le modifiche, appunto, sono dietro l’angolo.
La questione sembra abbastanza spinosa, visto che l’ex-pilota austriaco ha definito decisamente troppo morbida la sanzione inflitta a Hamilton, grazie alla quale poi è riuscito a vincere la gara. Anche perchè, in questo conttesto, le altre conseguenze legate – per esempio – al risarcimento dei danni sarebbero comunque confinate all’interno dell’ambito sportivo. (considerate le ampie coperture assicurative)
L’unico aspetto che potrebbe sfuggire, per asssurdo, sarebbe l’apertura di un eventuale procedimento penale a carico di Hamilton, ma questo richiederebbe l’apertura di un’indagine, con il sequestro delle monoposto, dell’impianto… e quant’altro. Ma chiaramente non è questo il vcaso.
Come detto, la mente torna a quell’incredibile incidente in cui Senna, all’interno, spedisce fuori pista Prost dopo aver sferrato l’attacco pochi metri dopo la linea del traguardo. La dinamica è molto simile, le conseguenze no. Tutti e due finiscono fuori pista con il brasiliano che ha cercato senza mezzi termini la manovra insidiosa nei confronti del francese e il ferrarista è caduto nella trappola, andando a stringere quel tanto che basta a innescare la collisione.
Le manovre sono intrinsecamente diverse, così come le conseguenze: se nell’incidente del 1990 entrambi finiscono fuori pista, in questo ha avuto la peggio il solo Vertstappen. Il quale, probabilmente, ha girato senza accorgersi che all’interno Hamilton era proprio sulla sua traiettoria. Tra l’altro, nell’impatto tra le due ruote, l’olandese ha riportato la rottura della sospensione, che è stata la causa della successiva decelerazione da 51 G e uscita di pista.
La Formula 1 è certamente diventata sicurissima, ma anche estremamente fragile; basti pensare che in altri duelli nei quali i piloti se le davano a ruotate (uno su tutti Digione 1979, ma in tono minore si potrebbe citare anche lo scontro nei primi giri tra Schumacher e Alesi ad Adelaide nel 1995 in cui il francese perde solo il baffo del musetto o il volo dello stesso Kaiser dopo l’impatto con Hill l’anno prima, che ha deciso il titolo) le conseguenze sono state tutt’altro che drammatiche.
Forse anche per questo nel corso degli anni si è deciso di adottare regolamenti sempre più restrittivi anche in tema di sorpassi. Con buona pace dello spettacolo… che finalmente, non ce ne voglia Verstappen, ha visto umn duello non più solo a colpi di dichiarazioni più o meno filtrate, ma di sane ruotate.