F1 | Hamilton-Verstappen: tutti invocano i “bei tempi” per poi lamentarsene

La F1 ha fatto tappa a Silverstone, tra nuovo format qualifiche e un week end che si preannunciava incandescente. Le prime schermaglie tra Lewis Hamilton e Max Verstappen c’erano già state durante la sprint race del sabato, anche se è da inizio stagione che i due continuano a punzecchiarsi. Oggi, inevitabile, l’episodio che potrebbe determinare il campionato.

Il primo giro del gran premio di F1 in Inghilterra a Silverstone ci ha riportato ai bei vecchi tempi, con sorpassi veri, attacchi maschi e difese col coltello tra i denti. Purtroppo si sa, non siamo nelle categorie a ruote coperte, e un contatto con le monoposto ha quasi sempre conseguenze catastrofiche per i piloti coinvolti. A farne le spese è stato Max Verstappen, finito nelle barriere della via di fuga della curva Copse, in uno dei più più veloci del circuito. Dieci secondi di penalità a Lewis Hamilton, che andrà poi comunque a vincere la gara dopo la ripartenza della bandiera rossa.

Ma cos’è successo davvero? Perché i commissari hanno inflitto dieci secondi di penalità al pilota inglese, quando in tanti invocavano sanzioni ben più pesanti? La risposta è, senza mezzi termini, la solita: la direzione “buonista” intrapresa dalla Formula 1 in questi ultimi anni. Successivamente al contatto, Max Verstappen è stato trasportato al centro medico con i postumi della terribile decelerazione di 51g contro le barriere.

Tralasciando i parallelismi con le leggende del passato, diventate leggende anche (e soprattutto – NDR) per manovre come questa, quale sarebbe la colpa di Lewis Hamilton? L’aver provato un sorpasso alla curva Copse, dove a più riprese è stato detto che “è impossibile superare”? Ma secondo chi poi, sarebbe impossibile superare? Gli esimi commentatori di SKY, hanno a più riprese dimostrato di avere le idee un po’ confuse. Senza andare a rivangare gran premi del passato, è sufficiente analizzare la corsa di oggi  per capire che, in quella curva, ci sono stati almeno due sorpassi. Un po’ tanti forse, per una curva dove è “impossibile superare” no?

Perché non diciamo che è un normalissimo incidente di gara, dove chi segue ha tentato un sorpasso e chi si è difeso, ha chiuso la porta senza preoccuparsi di chi si trovava all’interno? Eh no, troppo difficile, dobbiamo scatenare il tifo da stadio, dicendo che Lewis Hamilton andava squalificato, radiato dalla corsa (ma perché non dalla F1?) o magari, addirittura, scomunicato? Per cortesia, siamo seri, nel motorsport le ruotate si prendono e si danno, da sempre. Non trasformiamo tutto in un talk show stile “Il processo del lunedì”. Quello è un altro sport, che non ha niente a che vedere con le auto da corsa.

La cosa peggiore, è che i professionisti del settore dovrebbero farsi garanti di un certo modo di pensare, mentre invece vanno dietro al marasma becero dei social, dove si fa a gara a chi la spara più grossa, in base a tifo e alle simpatie. Si legge di pseudo tifosi, dei quali possiamo intuire facilmente da che parrocchia vengano, che si azzardano a dire che, per questi motivi, Lewis Hamilton non deve nemmeno lontanamente paragonarsi a Michael Schumacher. Ora, massimo rispetto per la situazione attuale del Kaiser di Kerpen, ma citarlo come estremo esempio di sportività e correttezza è un momento impegnativo. Come non ricordarsi del “parcheggio” a Montecarlo 2006 e della manovra da galera ai danni di Jacques Villeneuve a Jerez, nel 1997.

L’incidente di oggi tra Hamilton e Verstappen non ha assolutamente nulla di strano. Chiamasi “contatto di gara”, per l’appunto. I 10 secondi di penalità all’inglese suonano come “contentino” per tener buoni Marko e affini. Ma sicuramente, ancora una volta, qualcuno avrà da lamentarsi. Siamo certi che, a giorni (o a ore), uscirà un’altra dichiarazione tra il grottesco e l’esilarante, molto simile a quella in cui Lewis Hamilton è stato ritenuto il responsabile della fine della carriera in F1 di Alexander Albon. D’altra parte è questo che vogliono i tifosi: pattumiera da portineria, tanto per alimentare il brodo dell’odio e dell’antipatia.

Al netto dei discorsi e delle chiacchiere, nonostante la penalizzazione, Lewis Hamilton ha vinto il gran premio d’Inghilterra per l’ottava volta in carriera. Sì, perché fortunatamente, nel motorsport non vince chi la spara grossa, ma chi va più forte degli altri. E questo, con buona pace dei soliti odiatori seriali, è un fatto oggettivo. Vogliamo dire che il britannico è stato poco elegante nel non sincerarsi delle condizioni di salute del rivale a fine gara? Possiamo anche dirlo, ma quello che succede in pista, fateci la cortesia di farlo rimanere in pista.