F1 | La macchina del tempo: Ferrari 2021 vs 1981

Il doppio evento austriaco oltre a mettere in evidenza il passaggio di consegne al vertice tra Mercedes e Red Bull ci ha mostrato una cosa curiosa: uno strano parallelo tra la coppia Ferrari 2021 e quella 1981.


Come esattamente quarant’anni fa, la macchina rossa di quest’anno è da considerarsi una vettura laboratorio. I regolamenti che cambiano impongono al Cavallino una strategia consona alla sua storia, ovvero preparare al meglio il cambio regolamentare collaudando in pista tutte le soluzioni possibili per rendere abbagliante il rosso in pista.


E proprio come quarant’anni fa, la coppia in rosso di distingue per stile e condotta di gara.


Il giovane talentuoso Leclerc ci sta abituando a gare all’insegna dell’arma bianca, con un ardore tipico dei tempi eroici del nostro sport. Col suo modo di correre, il monegasco a volte ricorda Gilles, mito mai sopito e ingigantito dalla morte. Come il mitico canadese, anche Leclerc è autore di prestazioni che vanno oltre il limite della vettura regalando sorpassi e giri veloci da far rimanere attoniti.


Il pubblico ferrarista, e non solo, sa di potersi aspettare dal fantino numero 16 l’acuto che vale sempre la spesa del biglietto ma è anche conscio che questo modo di correre, che tanto piace, è molte volte poco redditizio in termini sia in termini di risultati che per lo sviluppo della vettura.


A fare da contraltare al Lancillotto in rosso è il compagno Carlos Sainz che, pacato ma per nulla rinunciatario ne lento, riesce a massimizzare il valore della monoposto traendone informazioni fondamentali per quella che sarà la Rossa 2022. Fine passista in gara e collaudatore sensibilissimo, lo spagnolo sembra l’emulo di Didier Pironi, per altro fino al 1981 legato da un rapporto di amicizia col canadese a suo dire indissolubile. Anche il francese, quell’anno, sacrificò la prestazione pura all’evoluzione della vettura.


La differenza è però data dall’assenza di test: 40 anni fa era divertente andare a Fiorano ad assistere alle evoluzioni del duo in rosso, con delle macchine laboratorio che raccoglievano le esperienze provate sui campi di gara.

Ricordo perfettamente che rimasi scioccato quando Pironi provò una Ferrari evoluzione di colore verde, e rimasi contento quando un meccanico accorse da noi tifosi al famoso “Tornantino” a spiegarci che quel colore era perché il telaio doveva essere passato in autoclave per una modifica ulteriore e in seguito colorato di rosso.


In questa F1 ipertecnologica, riportata da Leclerc ai suoi albori, mancano i test e il vedere la vettura nascere e crescere sotto i nostri occhi fino a raggiungere la forma definitiva.


Quanto ai piloti, sicuramente il loro impegno si rivelerà fondamentale per riportare la rossa ai vertici ma l’assenza di un vero leader ai box, come fu Lauda per la Mercedes, rischia di bruciare il talento del monegasco in spettacolari quanto inutili prestazioni, e creare delle incomprensioni col meno talentuoso – ma sicuramente più redditizio in termini di sviluppo – compagno di squadra. Speriamo non sia cosi.