Piloti F1 generazione 2.0

foto Massimo Bottazzi

E’ successo. Quanto avevo previsto in un intervento su questo stesso sito il 23 novembre del 2017 si è avverato. Se qualcuno avrà la pazienza e la voglia da andare a ripescare  quel che avevo anticipato quasi quattro anni  fa, scoprirà che dicevo che la Formula 1 era ormai destinata a cambiare pelle: almeno per quanto riguarda la generazione dei piloti.

Prevedevo che negli anni successivi si sarebbe affermata una generazione di piloti 2.0 che, avendo una maggior dimestichezza con la moderna tecnologia, avrebbe ottenuto risultati migliori dei piloti maturi ed esperti.

E quanto ipotizzato si sta verificando: Max Verstappen, ovviamente, ne è il migliore esempio. Sta rosicchiando, non solo nei risultati ma anche nell’impatto con la stampa ed il pubblico l’interesse ed il favore degli appassionati. I suoi risultati in questa prima parte del Campionato 2021 sembrano la conferma di un passaggio di testimone imminente fra la generazione storica della Formula 1 ( così potremmo ormai definire personaggi come il pur grandissimo Hamilton e la vecchia guardia di Raikkonen ed Alonso oltre a Vettel e forse persino Ricciardo ) e la generazione 2.0 dei Norris, Russel, Leclerc o Sainz e gli altri che stanno crescendo.

Diciamo pure che si tratta di una passaggio naturale, quasi obbligato, anche se c’è da aspettarsi il colpo di coda di Hamilton che, se la Mercedes saprà correggere i propri errori tecnici e strategici, potrà difendere il suo titolo ancora per quest’anno.

Ma ormai la Formula 1 è proiettata verso quella nuova generazione.

Sarà positivo oppure no per l’interesse nei confronti della specialità? E questo è un bell’argomento. Perché la mancanza degli idoli storici potrebbe avviare una spirale involutiva  tra gli appassionati, ma nello stesso tempo l’attrattiva verso un pubblico più giovane è certamente trainata dalla nuova generazione di piloti.

Sono sfaccettature di una tematica che starà certo a cuore a Stefano Domenicali e sulla quale potremo fare ulteriori analisi.

Intanto, però, riconfermo la mia opinione: largo ai piloti generazione 2.0!