F1 | Piers Courage e la triste storia della De Tomaso

“Aveva un passo più veloce del mio, c’erano almeno due curve tra noi due, poi… Il fumo” -John Miles-

21 giugno 1970, Zandvoort, Gran Premio d’Olanda. Dopo un incoraggiante nono posto in qualifica, Piers Courage sta percorrendo il giro numero 23. Dopo la partenza ha recuperato due posizioni, dimostrando gli evidenti progressi fatti dalla De Tomaso 505/308 . La pista di Zandvoort in quegli anni è molto più veloce rispetto al layout attuale, con curvoni in successione che si prendono praticamente in pieno. Mentre sta percorrendo la velocissima Tunnel Oost, la monoposto perde la traiettoria ideale e si allarga pericolosamente. Courage non riesce a controllarla e lo schianto contro il terrapieno all’esterno del tracciato è devastante. La decelerazione repentina divide in due la monoposto, una delle ruote centra il pilota alla testa facendogli volare via il casco e uccidendolo sul colpo. La cosa peggiore, è che essendo da poco iniziata la gara il serbatoio è ancora relativamente pieno: pochi istanti e la benzina sparsa tutt’intorno all’auto prende fuoco.

Mentre si consuma la tragedia, i commissari non riescono a chiamare i colleghi dotati di estintori: Vicino a quel terrapieno, infatti, passa la linea del telefono. I cavi sono stati tranciati dalla vettura ed è quindi impossibile chiamare aiuto. I commissari presenti, senza poter estrarre il pilota a causa delle fiamme, prendono delle pale e sotterrano la vettura nel tentativo di domare l’incendio. La corsa, nel mentre, continua: lo speaker, convinti che Piers Courage ne sia uscito incolume, tranquillizzano tutti dicendo che il pilota è ok. La gara verrà vinta da Jochen Rindt, grande amico del pilota inglese. Ironia della sorte, il pilota austriaco perderà la vita due mesi dopo, a Monza. Piers Courage riposa nel St Mary the Virgin Churchyard di Shenfield, nell’Essex.

Piers Courage

La tragedia dello sfortunato pilota britannico, veloce e competitivo, porta la De Tomaso ad abbandonare definitivamente la F1. Frank Williams, amico di sempre, verrà segnato a vita da quell’incidente. A detta di chi frequenta il paddock, il manager britannico mantiene profondo distacco dai suoi piloti proprio a causa di quell’episodio.

L’incidente mortale di Piers Courage porta inevitabilmente gli organizzatori a porsi delle domande. Com’è possibile che un cronista possa dare certe notizie via altoparlante, che poi si rivelano false? Da quel momento in avanti, solo il medico ufficiale della FIA potrà dichiarare le condizioni in cui versa un pilota dopo un incidente. Per l’ennesima volta, l’inadeguatezza dei circuiti si è palesata agli occhi di tutti, portando la federazione a norme più restrittive. Non è infatti possibile che ci siano terrapieni nelle vie di fuga o staccionate a bordo pista. Le vetture, ormai straordinariamente veloci, hanno bisogno di avere ampi spazi di decelerazione e i circuiti devono essere concepiti espressamentre per tutelare la sicurezza dei piloti. Gli incidenti del 1970 saranno purtroppo determinanti per la nascita della F1 moderna, anche se, come sempre, pagando un prezzo altissimo.