Max Mosley ha tagliato il suo ultimo traguardo, passando oltre la bandiera a scacchi in un qualsiasi pomeriggio di maggio. Se n’è andato così, nella sua Londra, all’età di 81 anni, all’indomani del gran premio di Montecarlo. Quale occasione migliore del giorno dopo l’appuntamento glamour per eccellenza, quasi a voler sottolineare l’uscita di scena di una persona tanto controversa quanto fondamentale per la F1.
Quando lo spettacolo è finito, la platea è ormai vuota e le luci in sala si sono spente da un pezzo, si viene sempre colti da quel senso di vuoto che ti porta immediatamente a sperare che il sipario si riapra in fretta. Solo chi ha avuto la fortuna di lavorare e frequentare grandi e piccole platee, può conoscere e descrivere questo tipo di sentimenti. Ci sono attori e ci sono interpreti, ci sono figuranti che ricoprono più o meno bene un determinato ruolo, ci sono i caratteristi e le comparse. E poi? Poi ci sono quelli che il copione non lo leggono mai, quelli che sono sempre tre o quattro battute avanti a tutto ciò che sta succedendo in scena.
Max Rufus Mosley nasce a Londra il 13 aprile del 1940 da Sir Oswald Mosley e Diana Milford. Entrambi i genitori sono fervidi sostenitori delle dottrine fasciste e antisemite. Lo sono a tal punto, da essersi sposati in gran segreto a casa di Joseph “Herr Doktor” Goebbels, demiurgo dell’intera propaganda alla base del nazismo. Ospite d’onore alla cerimonia, ovviamente, Adolf Hitler.
Nel 1969, dopo scarsi risultati ottenuti in F2, si ritira dalle corse. Assieme a Frank Williams, Bernie Ecclestone e Ken Tyrrell, fonda nel 1974 la FOCA (Formula One Constructors Association) ed è parte integrante della March Engineering fino al 1977, anno in cui cede le quote di proprietà. Fautore del Patto della Concordia nel 1981, si ritira dalla F1 nel 1982 per entrare a far parte del Partito Conservatore Britannico. L’amore per le corse non tarda però a bussare nuovamente alla sua porta: nel 1986 torna in F1 e fonda la Simtek, scuderia di medio bassa classifica. Nel 1991 arriva la svolta: sfida Jean-Marie Balestre alle elezioni per la presidenza della FISA, aggiudicandosi la poltrona. Quando ne 1993 la stessa FISA viene inglobata nella FIA, Mosley diventa Presidente della FIA a tutti gli effetti, venendo rieletto fino al 2005.
Assieme a Bernie Ecclestone, trasforma la F1 da circus puramente automobilistico a business globale in grado di fatturare miliardi di dollari. Uno dei primi messaggi rilasciati alla BBC in seguito alla scomparsa, è proprio di Ecclestone:
Per me è come perdere un membro della famiglia, un fratello. Ha fatto una sacco di buone cose. Non solo per il motorsport, ma anche per l’industria dell’auto. Era molto bravo ad assicurarsi che venissero costruite auto sicure
Impose crash test severissimi ai costruttori, i quali protestarono vivamente per i costi elevatissimi che tutto ciò avrebbe comportato. Ma, ancora una volta, andò per la sua strada. Lo scandalo che lo travolse nel 2009 ad opera del quotidiano britannico News of the World, avrebbe travolto e cancellato chiunque. Ma non Max Mosley. Nonostante le foto e gli spezzoni di un video di 5 ore che ritraevano Mosley ad un festino sadomaso, fossero pesantemente dannose per la sua immagine e quelle della FIA, non si dimise. L’Assemblea generale della FIA, lo confermò al timone con 103 voti favorevoli, 55 contrari, 7 astenuti e 4 nulli.
Molte persone, nel segreto delle proprie stanze, coltivano abitudini che altri possono considerare riprovevoli. Ma se ciò si limita all’ambito privato non dovrebbe suscitare l’interesse di nessuno
In sostanza: “a casa mia, faccio quello che voglio“. In barba al politically correct dilagante e al falso moralismo perbenista. Figlio di simpatizzanti del nazismo e amante delle orge. Sì, ma francamente, a noi non ce ne frega niente. Se i piloti di F1 escono indenni da incidenti che anni fa sarebbero stati mortali, lo devono a lui. E questo, da amanti del motorsport, ci basta.
Che la terra le sia lieve, Commendator Mosley. E porti i nostri saluti a Ronnie Peterson.