F1 | 27 rosso, il numero simbolo della leggenda Ferrari

Se nel 1992, infatti, il ruolo di collaudatore viene stabilmente affidato a Nicola Larini, nel 1993 a fare notizia sono i ritorni eccellenti di Barnard e Berger, con l’arrivo di Jean Todt a capo della Gestione Sportiva. Le cose, effettivamente, sembrano mettersi meglio anche per Alesi, che dopo il terzo posto di Montecarlo strappa un’impresa che manda in estasi l’intero popolo ferrarista, nonostante le premesse non fossero delle migliori.

Un incredibile incidente nel warm-up con la monoposto gemella di Berger, infatti, sembra un cattivissimo presagio della domenica monzese dopo che Alesi aveva conquistato la seconda fila. Ma la tattica conservativa del ferrarista ha raccolto i risultati sperati, con Alesi che approfitta del ritiro di Prost e di quello di Schumacher (che nel frattempo lo aveva sopravanzato) per portarsi saldamente alle spalle di Hill, mandando in visibilio la marea rossa che finalmente può acclamarlo come merita. che poche settimane più tardi, all’Estoril, Alesi si rende protagonista di una partenza fulminante, che gli permette di scattare dall’esterno e guadagnare ben 3 posizioni, portandosi in testa. La gara si chiuderà per la Ferrari numero 27 al quarto posto, ma in molti inizieranno a conoscerlo come mago delle partenze. Si arriva così al 1994, anno in cui Jean non reggerà il confronto con Berger, anche a causa di una brutta tegola che gli capiterà a stagione appena iniziata.

Il francese inizia la stagione subito con un terzo posto, ma deve ben presto alzare bandiera bianca per lo schianto alla curva San Donato nel corso dei test al Mugello, che gli causerà forti dolori alla schiena. Ecco che entra in scena il sostituto, Nicola Larini, instancabile collaudatore voluto da Montezemolo che sostituisce Jean ad Aida e Imola.

Il destino del pilota italiano si incrocia a doppio filo con quello di Senna: sarà proprio con il brasiliano, infatti, che Larini andrà a impattare al via con la Williams del paulista, spinto fuori gara da Hakkinen, regalando così la seconda vittoria stagionale a Schumacher.

A Imola, invece, si consuma il weekend di gara più assurdo e drammatico della storia della F1, dove oltre alle tragedie di Barrichello, Ratzenberger e Senna a tenere banco è stato anche il dramma consumatosi in pit-lane, con il pericolosissimo volo della gomma di Alboreto ha coinvolto anche alcuni meccanici della Ferrari; nonostante tutto questo, Larini coglie un inaspettato e incredibile secondo posto nella gara in cui tutti gli occhi sono catapultati sull’Ospedale Maggiore di Bologna, dove Senna sta combattendo la sua battaglia per la vita, ma la sua morte segnerà una delle più grandi tragedie della storia del motorsport.

Tragedia che verrà seguita a poche settimane di distanza dal dramma di Wendlinger a Montecarlo, gara nella quale rientrerà Jean Alesi. Il francese chiuderà la gara al quinto posto e qualche settimana più tardi, a Montreal, riassaporerà la gioia del podio, anche se sul gradino più basso (un anno dopo la musica sarà diversa). Alesi con la 412T1 dimostra di privilegiare due condizioni in particolare: i circuiti veloci e l’asfalto bagnato.

Infatti, dopo il secondo posto di Silverstone, Jean sfodera una prestazione magistrale in qualifica a Hockenheim, dove nonostante sia anche vittima della perdita del cofano del motore riesce a piazzare la sua Ferrari alle spalle di quella del compagno Berger, indiscutibilmente in prima fila. Ma il motore lo tradisce subito dopo il via, costringendolo a festeggiare il ritorno alla vittoria di Berger (dopo quasi 4 anni di digiuno rosso) dai box; l’unica nota stonata in una giornata di grande festa per tutto il popolo rosso, che acclama Berger e rimane in attesa dell’acuto di Alesi. Jean a Spa riesce a qualificarsi al quinto posto sotto il diluvio, ma ancora una volta è vittima dei problemi di affidabilità della sua Ferrari e in particolare del motore, tanto potente quanto fragile, che lo obbliga ad alzare bandiera bianca.

Però dopo la pioggia c’è sempre il sereno, perchè dopo Spa arriva Monza. La Ferrari sul dritto si conferma ancora una volta imbattibile e piazza entrambe le monoposto in prima fila, ma stavolta a gioire è Jean, che finalmente riesce a riportare la Ferrari numero 27 davanti a tutti dopo ben 9 anni (Brasile 1985). Ma i sogni di gloria svaniscono al primo pit-stop, dove a tradirlo stavolta è il cambio. Alesi esce imbufalito dalla monoposto, lancia i guanti e si ammutolisce nel retrobox, mentre Berger è vittima di un pasticcio ai box che lo priva di una vittoria che fino a quel momento sembrava netta, facendolo scivolare alle spalle di Hill. Il confronto tra i due è nettamente a vantaggio dell’austriaco, anche se il francese stupisce ancora una volta sotto l’acqua: a Suzuka finisce sul podio dopo un entusiasmante duello con Nigel Mansell, che dura 5 giri, per poi consentire ad Alesi di distanziare il leone e chiudere dietro a Hill e Schumacher.