L’assenza di Mattia Binotto dal prossimo GP di Turchia, quartultima prova del mondiale di F1 2020, è diventato il focus di discussione principale sull’argomento Ferrari. E’ una cosa quasi mai capitata prima, salvo casi eccezionali. E le speculazioni sugli scenari prossimi futuri si sprecano.
| a cura di Francesco Svelto
La giornata di domenica non ha segnato soltanto il gran bel ritorno di Imola in F1 ma è stato anche segnato da una notizia che andrà ad impattare la Ferrari in modo netto, forse inatteso. Mattia Binotto, il team principal di Maranello, la figura di riferimento di una intera squadra pista del marchio dell’automotive più blasonato del mondo, non accompagnerà il team in Turchia, prossimo appuntamento del mondiale 2020 di F1.
E non solo: secondo quanto riferisce Roberto Chinchero, che ha diffuso la notizia, l’assenza turca non sarà l’unica dei prossimi appuntamenti iridati che la Ferrari affronterà.
È ovvio che questo aspetto rappresenta una stranezza, un punto di rottura del modus operandi classico di un team di F1. E le ipotesi delle cause si moltiplicano man mano che le ore e i giorni passano. Fare 2+2 in questi casi sarebbe fin troppo facile. Collegare la prossima assenza di Binotto alle recenti prestazioni (mancate) della Ferrari in pista, quasi scontato. Trovare la spiegazione del “Quando è troppo è troppo!” da parte della dirigenza in rosso, non cosi ardito. Di sicuro però qualcosa di strano in questo comportamento che rompe col passato, c’è.
Ieri mattina a Pit Talk anche l’ingegner Luigi Mazzola è intervento sull’argomento.
Di memoria di fatti simili (l’assenza di un team-principal dal campo di gara salvo casi particolari o eccezionali, n.d.r.) non ne ho, al netto di problemi di salute ovviamente. Nell’ambito della direzione tecnica forse si, ma nell’ambito del ruolo di team-principal non ricordo nulla. Io non so le situazioni di Mattia.Un TP è un punto di riferimento della squadra, non solo un tecnico o una persona che interviene in maniera operativa nella preparazione della gara. E’ un fatto di lead-by-example. Sei li, sei presente, insieme alla squadra, sei un punto di riferimento anche per i piloti, un garante del fatto che tutto vada come deve andare.
E in teoria dovresti anche essere una figura carismatica che si prenda anche la briga di spronare quando serve o di esultare quando c’è da farlo. La sua presenza, la sua parola, la sua vicinanza, il suo guidare le persone è chiaro che sono aspetti fondamentali. Non è solo F1, è un concetto generale. […] Per certi aspetti, a mio modo di vedere, è strano.
L’ipotesi che questa assenza possa essere un viatico per l’allontanamento di Binotto da Maranello – o quantomeno una ridefinizione del suo ruolo nell’organigramma Ferrari – prevede già il nome di un suo eventuale sostituto: Laurent Mekies, attuale direttore sportivo Ferrari, espertissimo di regolamenti e di dinamiche politiche tra i corridoi di Place de la Concorde in Parigi (la sede della FIA, per intenderci) e persona altamente stimata da più parti. Per lui il ruolo sarebbe quasi totalmente nuovo ma il francese avrebbe l’appoggio e la fiducia incondizionata del Cavallino.
Francesco Svelto