F1 | Ferrari, Ciccarone: Mekies tentativo di struttura futura

Paolo Ciccarone, ospite della puntata 243 di Pit Talk, è intervenuto a proposito della annunciata assenza di Mattia Binotto dal muretto box Ferrari in Turchia (ma non solo) e della figura sostitutiva eventuale di Laurent Mekies.

 

| a cura di Raffaele Caputo

 

 

 

L’assenza di Binotto in Turchia genera non poche domande tra i tifosi e gli addetti ai lavori.

Paolo Ciccarone analizza il momento Ferrari, in un frangente in cui qualcosa è in atto dietro le quinte:

“Finora i Team Principal sono sempre stati presenti in pista, che è un’occasione per parlare, fare riunioni, prendere decisioni, mettere firme… E molte volte non si possono delegare a figure di secondo piano. Probabilmente in Turchia non succederà nulla di tutto questo e la figura del Team Principal quindi sarebbe del tutto inutile.”

È difficile dare la giusta interpretazione a tutto ciò.


Per istinto potremmo dire che questo fa da preludio ad un progressivo allontanamento dell’attuale Team Principal Ferrari, Mattia Binotto.

Ragionandoci su, al contrario, potremmo dire che forse la Gestione Sportiva ha capito che la strada da intraprendere è un’altra.


La Ferrari dimostra sotto molti aspetti, di essere alla rincorsa di altre scuderie soprattutto dal punto di vista gestionale.

Ciccarone identifica tra le portabili cause dell’assenza di Binotto in Turchia anche la necessità di coordinare l’attività in fabbrica:



“Poi magari a Maranello forse c’è da fare qualcosa e quindi hanno deciso cosi.”



A Maranello c’è tanto da fare. C’è tanto da fare perché, ad esempio, nonostante il deficit di potenza palesatosi evidentemente a progetto quasi ultimato, dopo la sanzione della FIA, nessuno è riuscito a prendere delle contromisure. Ci si è affidati al talento dei piloti, anzi del pilota.

Le responsabilità di questo disastro non possono comunque ricadere su un un’unica figura. Oggi la Ferrari occupa il sesto posto in classifica Costruttori, distante poco più di 30 punti dal terzo posto e con davanti la prospettiva di concludere la stagione senza alcuna vittoria.


Questo non è accettabile per la Ferrari. Questo non è accettabile per i tifosi della Ferrari e della Formula 1, stanchi delle solite omelie pronunciate al termine di ogni Gran Premio.

La Ferrari, vista dall’esterno, sembra una Scuderia in cui i dipartimenti lavorano in maniera inefficace. La monoposto di quest’anno non ha nessun punto di forza. Gli assetti sono stati stravolti più e più volte per cercare di ovviare alle lacune ma si è fallito miseramente anche da quel punto di vista.



“Nessuno lo ha dichiarato ovviamente ma non si sa a Maranello che idea hanno su come ristrutturare la squadra.”



Questo è emblematico. Nella scorsa puntata di Pit Talk, durante l’intervento di Giorgio Terruzzi, si è parlato anche di McLaren. Un team glorioso, che sembra stia ritrovando la propria strada. Ma c’è un perché. Il perché si cela dietro due nomi: Zak Brown e Andreas Seidl. Ebbene queste due figure carismatiche stanno rivoluzionando la McLaren, legata fino a qualche tempo fa ad una gestione poco moderna.

In quella direzione vanno i due nomi espressi da Ciccarone:

“All’interno della Ferrari ci sono delle personalità di altissimo livello. Io piuttosto vedrei bene Luca Colajanni, un professionista di primo livello, uno che ha lavorato con Todt e faceva parte dei “Montezemolo boys”, si è occupato della comunicazione e ha vinto dei mondiali. Poi è passato alla Formula E, ha lavorato con Agag e conosce quell’ambiente, è stato per un po’ di tempo anche con Liberty Media e ha lavorato con Chase Carey. E’ una persona con un curriculum incredibile e dalle capacità professionali molto forti, io lo vedo in questo momento in un ruolo un po’ secondario e poco appariscente. Poi molto bravo anche Antonello Coletta, sta lavorando bene nel GT – con titoli mondiali – ma non ci sarebbe ragione per spostarlo…”


Una nuova guida potrebbe dare a Maranello una scossa, anche dal punto di vista emotivo ma è molto più importante che l’intero dipartimento acquisisca una nuova metodologia di lavoro.

Ed è ancora più importante che all’interno della Gestione Sportiva ci sia meno politica e più idee, che devono essere naturalmente promosse e condivise anche dalla proprietà.

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