Si fa un gran dire ed un gran leggere che il prossimo Gran Premio di Formula 1, che si disputerà domenica prossima ancora in Bahrain, si svolgerà su di un tracciato tipo Formula Indy.
Allora credo che si debba chiarire che la Formula Indy americana si svolge fondamentalmente su due tipi di tracciato: gli ovali, con le curve sopraelevate tipo Indianapolis, e quelli stradali simili alle piste che conosciamo in Europa per la Formula 1.
Tra gli ovali oltre ad Indianapolis ci sono altri super ovali con pendenze molto elevate per consentire velocità altissime anche in curva. Mentre alcuni ovali minori, più brevi, sono veramente dei catini ma sempre con le curve sopraelevate, seppur meno.
I tracciati stradali invece sono appunto classiche gare tipo i nostri Gran Premi. Però, in effetti, c’è una pista, l’unica, sulla quale si corre e che può essere assimilata al circuito che domenica prossima la Formula 1 dovrà affrontare in Bahrain.
E’ la pista di Nazareth, in Pensilvania. La pista di Andretti, in quanto fu proprio il grande Mario che lì abita a promuoverne la realizzazione. E’ un tracciato piatto, come lo sarà quello del Bahrain, con tre rettilinei mediamente lunghi, raccordati da tre curve senza “banking”, cioè senza alcuna sopraelevazione.
Quindi questa è l’unica pista che si può assimilare al tracciato del Bahrain, ottenuto raccordando in pratica quattro rettilinei con altrettante curve. Il tutto sfruttando per tre quarti le strade utilizzate per il Gran Premio appena disputato.
Sarà certo interessante vedere l’esito di questo esperimento. Ma una cosa mancherà di certo: i tracciati americani della formula Indy, a parte gli stradale, sono volutamente abbastanza brevi per consentire al pubblico di vedere, se non tutto, almeno per due terzi della pista ed offrire quindi uno spettacolo continuo.
Ma quella è l’America, con la sua spettacolarità. Resta un dubbio. La Formula 1 cerca lo spettacolo o il progresso tecnologico?