F1 | Ferrari : La Tempesta ha radici lontane

28.02.2017 - Maurizio Arrivabene (ITA) Ferrari Team Principal and Mattia Binotto (ITA) Chief Technical Officer, Scuderia Ferrari

F1 | Ferrari : La Tempesta ha radici lontane

E’ incredibile, a bocce ferme, ragionare su come sia precipitata la situazione all’interno della  Scuderia Ferrari. Molte scelte passate hanno fatto discutere, ora se ne raccolgono le conseguenze.

Prima di tutto i numeri. La Ferrari non vince un mondiale dal lontano 2007 con Kimi Raikkonen, proprio quello che domenica sulla sua Alfa Romeo ha sverniciato – anche lui – la Ferrari di Sebastian Vettel. Proprio quello che è stato cacciato in malo modo il giorno della pole  position di Monza 2018 … ma andiamo per ordine.

L’origine del problema sta nella sottovalutazione che Ferrari , all’ epoca i presidente era Luca Cordero di Montezemolo, fece a riguardo dell’introduzione delle power-unit ibride. Con Questa motorizzazione mai Maranello ha saputo esser veramente competitiva. Su questo tema Mercedes investì e lavoro con anticipo capitalizzando un vantaggio enorme gestito di stagione in stagione. Ecco da dove nasce il dominio delle frecce d’argento.

Tornando indietro nel tempo la Ferrari è stata veramente competitiva nel 2008 con Felipe Massa ed in parte nel 2017 e nel 2018. Insomma troppo poco per una squadra che è il simbolo della Formula 1. Fernando Alonso, criticato e criticabile per molti aspetti ma non certo per l’impegno alla guida, mai si trovò tra le mani un mezzo vincente e da allora, 2010 – 2014, troppo buio.

L’avvento di Marchionne ha portato certamente ad un aumento di peso politico della Ferrari ed ad un miglioramento delle prestazioni. La struttura creata per mettere al centro Vettel ha funzionato e si può dire che il titolo non è arrivato per errori del pilota nella stagione 2018. Li forse Vettel andava lasciato a casa, sarebbe stato da Ferrari, ma ovviamente non è stato così.

Con Marchionne si sono però persi troppi cervelli di valore che sono andati a rafforzare la concorrenza. Si è voluto dare spazio alle seconde linee, scelta rischiosa e ad oggi dannosa. Senza un grande leader di esperienza non si va da nessuna parte. Il risultato è che oggi mancano idee e come è stato per il 2019 si cerca di insinuarsi tra le pieghe del regolamento anziché inventare qualcosa di nuovo.

Poi c’è l’attuale dirigenza. Nel 2018 Elkann comunicò a Raikkonen la fine del rapporto con Ferrari. Lo fece a Monza, il giorno dopo la sua Pole Position. Che tempismo, che delicatezza. Il risultato fu che Raikkonen partì in gara per sé stesso, tirò la staccata su Vettel che poi alla roggia andò in testacoda nel corpo a corpo con Hamilton.

Col senno di poi si può dire che quello fu lo spartiacque di tra una Ferrari vincente ed il declino in atto. Raikkonen lasciò il posto a Leclerc. Giusto, ci mancherebbe. Ma che coppia sarebbe stata Leclerc – Raikkonen? Vettel poi è stato gestito malissimo. Non ha reso ma è stato accompagnato in un clima di sfiducia che ha causato una crisi personale profonda. Forse solo ora che con questo mezzo non ha più nulla da perdere si sta riprendendo.

A Leclerc è stato proposto un contratto di 5 anni. Tantissimo per un giovane. Senza nulla togliere a Leclerc è da Ferrari questa strategia? Un biennio con opzione di rinnovo non tiene il pilota più sveglio? Insomma questi sono solo piccoli spunti per tracciare il ritratto di una  squadra irriconoscibile con un presidente invisibile. Ah i motori, non son mica fatti in casa, ci pensa da anni l’austriaca AVL.

Monza e Mugello sono in arrivo. Chissà se sarà dramma sportivo o d’improvviso alla rossa sarà data l’opportunità d’andar un pò più forte almeno per onorare la sua gloriosa storia. Ultimo schiaffo, i prezzi per assistere al GP. Folli, ci sono tutti gli elementi per far disinnamorare i tifosi. Non manca nulla, non si salva nessuno. A parte i piloti.

Peso politico attuale? Nullo.