Fino all’anno scorso doveva essere il weekend della festa, un appuntamento atteso allo spasmo. Oggi, invece, alla vigilia di Monza la Ferrari si presenta con piloti stanchi e demotivati, con una macchina senza sviluppi oggi ne per i prossimi mesi, con una direzione apparentemente impotente e una dirigenza assente. Ma c’è chi tenta di far rumore per bussare alla porta.
di Francesco Svelto | Follow @f_svelto
Siamo alla vigilia di Monza. Anzi no, a dirla tutta siamo già dentro il weekend di Monza dal momento che mentre scriviamo sono già in atto le prime prove libere. In altri tempi, in un contesto del genere, certe cose dette dai piloti ufficiali Ferrari avrebbero fatto gridare allo scandalo.
Leclerc che sostiene senza mezzi termini di non aspettarsi nulla dal weekend monzese. Troppo il gap, non solo di motore, che la Ferrari accusa da tutti i suoi competitors. E la configurazione del primo tracciato nazionale ovviamente non aiuta, dato che siamo nel “Tempio della velocità”. Quindi una sorta di resa incondizionata ancora prima di mettere le ruote in pista. Vabbè… Sperando che al Mugello – a detta sua – possa andare un tantino meglio. Voi ci credete? Chi scrive no. Ma i perché li affronteremo in altra sede, con altri articoli dedicati.
E Sebastian Vettel? Quante volte abbiamo apprezzato la diplomazia e l’equilibrio del tedesco nelle sue dichiarazioni? Invece no, ieri è stato diverso. Sebbene anch’egli non sia speranzoso di chissà cosa per questo weekend – ovviamente – il tedesco ha voluto togliersi qualche sassolino dalla scarpa parafrasando come “[…] a Monza servono i dettagli, come per esempio la scia… e io negli ultimi due anni di scia, dai miei compagni, non ne ho avute!”.
Un Vettel al vetriolo che ne approfitta per ribadire qualche vecchio dissapore. Touchè. Meglio tardi che mai.
Lasciamo un attimo il fronte piloti, bello e di basso tono come mai forse li avevamo visti prima d’ora, per passare un attimo al team-principal di Maranello, Mattia Binotto, che chiosa: “Ho la fiducia della dirigenza, non sono solo!”.
Tentativo di arrampicarsi sugli specchi? Chissà, ma in altri tempi lanciare una stagione intera alle ortiche prima ancora che cominciasse, sarebbe stata pura follia. Qualcuno in alto non l’avrebbe permesso. Oggi, invece, si. E chissà perché. Sarebbe da chiedersi come mai Elkann o chi per lui (Camilleri? A proposito: praticamente che ruolo ha di preciso Camilleri nell’organigramma Ferrari?) permettano tutto questo.
Permettano che una macchina non abbia sviluppi e che sia tutto rimandato neanche all’anno prossimo bensì tra due anni. E’ Ferrari questa? Francamente, no! O almeno non la Ferrari di cui noi abbiamo memoria. Ma tant’è… quest’azienda ha cambiato cosi tanto negli ultimi anni che forse della sua tradizione, della sua storia, dei suoi metodi e dei suoi modi di fare ne è rimasto ben poco. Prima i tifosi ne prendono coscienza e meglio è.
E restiamo sul tema tradizione per parlare velocemente di Montezemolo. Si, lui che in 14 anni di gestione ha vinto 11 titoli mondiali e sfiorati almeno altri tre. Lui che era (anzi, è!) l’ultimo contatto diretto con colui che la Scuderia l’ha creata, fatta crescere e issata ai massimi vertici mondiali dello sport.
Ecco, proprio lui si sta facendo sentire parecchio nelle ultime settimane e sicuramente ha più conoscenza del team e dello sport di quanto ne abbiano i suoi attuali sostituti al vertice. Chissà, forse si fa sentire per ribadire la sua personale disponibilità a tornare a quel posto dal quale è stato brutalmente rimosso (per quali ragioni o demeriti sportivi poi chissà). L’opinabile parere di chi scrive ritiene che possa essere l’inizio della rivoluzione (con accezione puramente positiva) di cui la Ferrari necessita (del resto, come si dice? Il pesce puzza dalla testa!). Non è cosi?
Non credo però che l’attuale management la pensi allo stesso modo ne tantomeno che riesca a dare un’opportunità di verificare la bontà di questa tesi. Peccato. Buon GP d’Italia.
Francesco Svelto