Leggo con una certa sorpresa le dichiarazioni del mio caro amico e collega Pino Allievi.
Infatti pur condividendo l’analisi sulla personalità di Sebastian Vettel – e sono almeno due anni, anche recentemente, che nei miei interventi su questo sito affermo che il campione tedesco ha bisogno di uno psicologo o comunque di una persona vicina che lo sappia indirizzare – trovo piuttosto fuori tempo questa critica al pilota ferrarista proprio nel giorno in cui lui non ha colpe. Mentre bisogna dare atto a lui del fatto che in questi ultimi due anni la casa del cavallino non gli ha certo fornito un mezzo in grado di competere ad armi pari con la Mercedes e con Hamilton.
Allievi sa benissimo che all’interno del team esistono contrasti non certo benefici per l’ottenimento di risultati: una lunga storia che ciclicamente torna di attualità a Maranello.
Certo, il giovane Leclerc è ancora un po’ acerbo e quindi può trovarsi in situazioni più grandi di lui e della sua relativa esperienza. Ma non dimentichiamo che un certo Lewis Hamilton apparve sulla scena della Formula 1 all’età di 22 anni e sfiorò subito il titolo mondiale lottando con Raikkonen, alla pari con Alonso e gli mancò un solo punto per il titolo. Quindi anche a 22 anni si può essere maturi per il successo.
Come scrissi a proposito di Leclerc lo scorso anno, Charles ha una determinazione quasi “cattiva” – mi si passi il termine – nonostante gli occhi da cerbiatto. Però a volte può portarlo agli eccessi.
Il problema è un altro: se con la macchina che guidi non riesci a qualificarti nelle prime due file dello schieramento è dura, durissima vincere e sei più esposto ad incidenti e sorpassi difficili.
Insomma mi sembra un po’ semplicistico affermare che Vettel da due anni manca di mentalità adeguata e che Leclerc è troppo giovane per essere investito di troppe responsabilità.
In questo modo si assolve la Ferrari che invece dovrà fare un profondo esame di coscienza.