Che la Ferrari fosse in difficoltà era prevedibile, che si trovasse ingarbugliata in una crisi così profonda non era immaginabile. Solo due stagioni fa era una squadra in lotta per il titolo, oggi si lotta per i punti. La crisi tecnica è profonda , quella politica pure. Vediamo perché.
C’era una Ferrari debole tramortita dal fallimento del progetto Alonso, alla fine di un’era gloriosa rappresentata dalla presidenza di Luca Cordero di Montezemolo. Erano macerie. Arrivò Marchionne, non in punta di piedi, rivoluzionò l’ambiente e con Vettel e Raikkonen creò e capitanò una Ferrari in grado di lottare per due anni di fila per il titolo.
La vittoria finale non arrivò ma si può dire che fu questione di episodi. La collisione di Singapore e l’uscita al GP di Germania condizionarono il biennio. Da lì iniziò la fine, era il luglio del 2018.
Dal dramma sportivo di Vettel, alla situazione tecnica in costante calo, si arriva alla crisi di oggi. Minimo comune denominare, dal 2018 in poi, la mancanza di un vero Leader. Marchionne tra i suoi meriti ha avuto quello di far filare dritto le maestranze Ferrari, ad oggi tornate alla guerra interna tipo la stagione 2014. Ciò che vediamo in pista, prestazioni imbarazzanti, non sono solo il frutto di errori di progettazione ma di mancanze e assenze che partono dai piani più alti.
Ieri la Ferrari ha annunciato di essersi rivoluzionata ma la realtà è che alla fine non cambia nulla. Il comunicato annuncia una rivoluzione interna ma quello che servirebbe alla Ferrari è un insurrezione anche verso l’esterno. Dov’è la proprietà? Camilleri, Elkann? Loro si godono e guardano ai risultati economici straordinari dell’azienda Ferrari ma sembrano impotenti e impreparati davanti alle questioni di pista. Questioni che, bisognerebbe ricordare, rappresentano e incarnano il lustro del brand essendo proprio la Ferrari il team più titolato del Circus.
Il nemico, sportivamente parlando, non sta vincendo una battaglia. Sta dominando una guerra .E lo sta facendo con un esercito. Premesso che bisogna approfondire , come ieri ha richiesto il team-principal McLaren, Seidl, come lavorano i team è evidente che Mercedes vuole schiantare la concorrenza.
Oltre alle due W-11 l’incremento prestazionale delle Racing Point e addirittura delle Williams è impressionante. Di contro è impressionante lo stallo dei motorizzati Ferrari, HAAS e Alfa Romeo. Il tutto dopo che l’accordo Ferrari-FIA, arrivato dopo un indagine partita non si sa bene come e da chi, ha improvvisamente trasformato la Ferrari in una macchina inadeguata.
L’accordo segreto FIA-Ferrari ha di fatto stroncato le potenzialità di una monoposto già carente sotto parecchi aspetti ma tenuta in vita da un propulsore monstre. E’ evidente ma non dimostrato che non solo la Ferrari, ma tutti, giocano con le aree grigie del regolamento. Ed è proprio qui che la Ferrari cade incapace di reggere un confronto politico contro Mercedes dove Toto Wolff è un riferimento chiaro autorevole e carismatico. Da anni.
Renault e Red-Bull protestano, Ferrari che fa? Perde in silenzio mischiando al suo interno le carte? E’inaccettabile.
Non dimentichiamo poi che anche in Mercedes gli uomini cambiano. Ma le linee esperte crescono i più giovani, ne tramandano metodologia e segreti, permettono al team di mantenere l’eccellenza cambiandone gli interpreti. Toto Wolff comanda e tiene in riga.
In Ferrari questo non accade, è un tutti contro tutti, uno scaricabarile di responsabilità che si traduce nei fatti che vediamo. Ultima nota, ulteriore allarme. Da due gare a questa parte, in questo marasma, Leclerc è non pervenuto. Brutto segnale
Senza un leader sarà dura.