F1 | Austria : Una Ferrari più nera delle Mercedes ma Leclerc superbo

Inizio del Mondiale in salita per il Cavallino Rampante Al Red Bull Ring, con Leclerc 2° eVettel 10° entrambi alla guida di una vettura quasi impossibile.

Il Gran Premio d’Austria conferma il pessimismo espresso da Mattia Binotto, durante le conferenze stampa dei giorni scorsi e consegna ai suoi tifosi una vettura incapace di competere con le “frecce nere” tedesche.

Un Gran Premio iniziato decisamente in difesa, con la Ferrari di Leclerc partita al settimo posto in griglia e quella di Vettel all’undicesimo, dopo una qualifica pessima mai disputata all’altezza dei diretti avversari.

GP AUSTRIA F1/2020 – SABATO 04/07/2020
credit: @Scuderia Ferrari Press Office

La SF1000 in Austria mostra tutte quelle debolezze, già evidenziate precedentemente nelle prove invernali di Barcellona, una crisi profonda sia sotto l’aspetto meccanico che sotto quello organizzativo, che non troverà facilmente soluzioni.

Mancanza di velocità assoluta durante tutto il weekend ed un equilibrio della vettura difficile da raggiungere hanno evidenziato immediatamente una situazione che si sarebbe sicuramente potuta ripercuotere negativamente sulla gara.

Già dai primi giri infatti si è potuta intuire l’enorme difficoltà del motore Ferrari, nel raggiungere i livelli di potenza delle vetture di testa con un Vettel letteralmente “ingabbiato” nella seconda parte dello schieramento, impegnato nel disperato tentativo di risalire la griglia di partenza

E’ Leclerc, prima in battaglia con il futuro compagno di squadra Sainz per la settima posizione e poi con l’estremo tentativo al 2 giro di raggiungere Norris al 6 posto, che apre ai tifosi ferraristi uno spiraglio di speranza sul disastroso weekend del Cavallino.

Il limiti tecnici del mezzo impediscono però al monegasco di sopravanzare il giovane talento della McLaren, limiti evidenziati anche dai disperati tentativi dei tecnici Ferrari di intervenire sui settaggi senza alcun successo.

I cambi gomme non aiutano i ferraristi che al 27° giro sia per Vettel che per Leclerc lasciano ai box le gomme soft per montare delle gomme hard che pur permettendo uno stint di gara più lungo, non favoriscono di certo le velocità di punta della vettura.

Il resto della gara per i ferraristi (in particolare dopo il testacoda di Vettel al 31° giro causato da un contatto con Sainz) sembra ormai segnato sino all’ arrivo, anonimo e assolutamente deludente, con l’amaro in bocca su quello che sarà il futuro in Rosso. Ma la corsa riserva ancora delle sorprese…

Infatti due safety-car una al 51° giro (con ripartenza al 54°) ed una al 55° (con ripartenza al 60°) rimescolano le carte della gara offrendo nuove opportunità In particolar modo a Leclerc, a quel punto 6°in classifica.

Negli ultimi 11 giri di gara succede di tutto ed il monegasco mette a punto un sorpasso Capolavoro (la “C” maiuscola non è un caso) su Perez alla curva 3, dopo un contatto tra Albon e Hamilton e la penalizzazione di quest’ ultimo di 5 secondi per una manovra evidentemente scorretta sul giovane pilota della Red Bull.

Charles si classificherà al 2° posto, alle spalle del vincitore Bottas, seguito da Norris che per un decimo conquista  la terza posizione sul penalizzato Hamilton.

Brilla la stella Leclerc ma siamo di fronte a qualcosa che nella storia Ferrari non abbiamo forse mai visto, la caduta verticale di una vettura lontana addirittura dalle prestazioni dell’anno precedente (raggiunte in modo più o meno lecito) che aveva comunque lasciato sperare in una evoluzione degna del marchio modenese.

I vertici del Cavallino per sopperire alle mancanze  ci hanno prospettato (anche questa volta) miglioramenti decisivi dal GP di Ungheria in poi: ma quanto i cambiamenti previsti potranno dare competitività al progetto di un’auto evidentemente sbagliata, che non raggiunge neanche le velocità di punta della propria scuderia satellite (alla speed-trap delle qualifiche: Alfa Romeo di Giovinazzi 320,4 km/h – Ferrari di Leclerc 312.4 km/h) ??

Anche sotto il punto di vista dell’organizzazione la Ferrari del Red Bull Ring è una squadra “dissociata”, disorientata, in cui sono assenti la visione di gara oltre che l’entusiasmo, la voglia di vincere e la consapevolezza della propria storia.

E fa ancora più male il “fragoroso silenzio” (scusate l’ossimoro), della classe dirigente della Scuderia modenese (Elkann, Camilleri, ecc.), più preoccupata di nascondere la debacle delle qualifiche cercando una colpevole invisibilità, che di dare motivazione al gruppo di uomini e donne che lavorano nel Team.

Nessuno di loro ha rilasciato alcuna dichiarazione, ne prima ne dopo la gara lasciando il problema di affrontare la delusione dei tifosi e l’assalto dei media (oltre che l’acido confronto con un “separato in casa”) ai tondi occhiali del “parafulmine” Binotto completamente inadeguato al ruolo affidatogli.

È un bruttissimo segnale di abbandono da parte dei vertici che e apre scenari funesti per il Cavallino; un segnale indirettamente confermato anche dalle pessime condizioni in cui versa la scuderia satellite della Ferrari, quella Alfa Romeo (salvata in gara dall’ ottimo Giovinazzi, 9° al termine) che nei progetti della precedente Dirigenza avrebbe dovuto aiutare in pista la Scuderia di Maranello nello sviluppo di soluzioni tecniche altrimenti impossibili da provare.

La scuderia di Hinwil, abbandonata al suo destino dalla dirigenza FCA, ha subìto evidentemente una sorte diametralmente opposta a quella della “Pink Mercedes” Racing Point, addirittura rifornita dalla “casa madre” oltre che di un motore Mercedes dell’intera FW10 vincitrice del campionato 2019 !!

Insomma una ripresa abbastanza negativa per le vetture del Cavallino, (nonostante la superba prestazione del campioncino monegasco) che di certo troverà l’aggravante di una triste replica la prossima settimana su questo stesso circuito, in attesa che qualcuno o qualcosa intervenga per ridare alla nera Ferrari austriaca quel colore che l’ha accompagnata in 90 anni di storia: il Rosso Corsa.

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