Il destino contro Zanardi

Milioni di Italiani stanno vivendo e soffrendo il dramma di Alessandro Zanardi.

Un destino beffardo lo mette ancora una volta alla prova. Non gli è bastata la sconfitta che Alex gli ha inflitto dopo l’incidente del Lausitzring. Con una brutale ricerca della rivincita questa volta ha picchiato davvero duro.

Forse si è imbestialito nel vedere come Alex aveva insegnato al mondo come si può riemergere da una catastrofe come quella del 2001 su quella maledetta pista tedesca.

Non sopportava tutti quei successi, quell’affetto che lo circondava nel mondo intero, quella capacità di infondere fiducia presentandosi con le sue stigmate, con la sua reazione al dolore ed alla disabilità.

Ed ha colpito duro.

Non lo meritava Alex un altro colpo così. E siamo fiduciosi in un suo recupero. Ce lo garantisce il suo carattere, la sua forza, la sua personalità.

Tra i tanti episodi e le occasioni che la vita mi ha regalato negli incontri con lui voglio raccontarvene un paio a dimostrazione della sua generosità, della sua sensibilità, del suo spirito.

Quando nel 1994 il destino ( sempre lui, mannaggia! ) ci portò via Ayrton Senna, nel giorno del suo funerale dovevo gestire una trasmissione televisiva in diretta dagli studi di Roma di TMC.

Contattai Zanardi – all’epoca pilota della Lotus in una travagliata stagione – che accettò di intervenire nonostante fosse stato chiamato da Michele Santoro in RAI per la contemporanea edizione de “Il Rosso e il Nero”. Ne nacque una interessante serata in cui si parlò di etica e di morale e che sorprese il direttore Sandro Curzi. Alex si rivelò saggio, analitico e convincente oltre che abile narratore, mentre sulla RAI si processava la Formula 1.

Agli inizi del 2002, qualche mese dopo l’incidente del Lausitzring, un giorno mentre ero a Monaco negli uffici di TMC si aprì la porta d’ingresso ed apparve, spinto dal suo amico e manager, Alex in carrozzella: per la prima volta dopo l’incidente era uscito di casa ed era venuto a trovarmi.

Rimasi per un attimo frastornato ma lui sorridendo mi disse: “Scusa se non mi alzo in piedi…” E ci abbracciammo.

Dopo una chiacchierata sul suo calvario feci allestire immediatamente lo studio e registrammo un’intervista che una volta di più rivelò la sua profonda umanità. Ma il culmine arrivò quando a fronte di una mia domanda disse: “Vedi, io sono un uomo fortunato… “. A quel punto, mentre un brivido mi correva nella schiena, gli dissi: “Quando uno nelle tue condizioni mi dice una frase così possiamo chiudere l’intervista. Hai dato una lezione di forza e di ottimismo insuperabili”.

Il seguito lo conoscono tutti. Volontà, successi agonistici, morali, umani e sovrumani.

Fino al nuovo appuntamento con il destino che lo aspettava a Pienza per vendicarsi. Ma sono sicuro che sarà ancora Alex a spuntarla.