F1 | Fiorio: Fusaro si oppose all’arrivo di Senna in Ferrari

Cesare Fiorio e Leo Turrini hanno rivelato dei dettagli importanti in merito alla famigerata trattativa che avrebbe dovuto portare Ayrton Senna alla Ferrari. Nel corso della trasmissione radiofonica “Zona Cesarini” andata in onda il 4 maggio scorso, l’ex direttore sportivo della Ferrari e il giornalista hanno ricordato la figura del brasiliano e si sono soffermati, in particolare, su quella trattativa.

| di Cristian Buttazzoni

Nel corso della puntata domenicale trasmissione condotta da Maurizio Ruggeri e Savino Zabaione sono stati rivelati diversi particolari della vita di Senna e di quella trattativa che si consumò nelle stanze della casa di Senna  a Montecarlo e l’ex DS della Ferrari ha rivelato alcuni elementi fondamentali.

Il primo era che Senna non volle mai compagni di squadra “deboli”, seconde guide, gregari… perché voleva il confronto diretto con il proprio compagno anche nel corso dei test, ricercando i punti dove poteva migliorare.

Un altro elemento da considerare è dato dal fatto che quella trattativa era segreta, tra Fiorio e Senna, perché per ovvi motivi non potevano farsi vedere nel paddock, anche in considerazione del fatto che Ayrton considerava la Ferrari un punto di approdo naturale per qualsiasi pilota di punta.

Ragione per la quale fu intavolata questa trattativa da loro due e senza l’intermediazione di manager, avvocati e altri. Ayrton, infatti, come ricorda Fiorio ha sempre gestito tutte le sue trattative da solo.

La volontà del manager era quella di creare un team capace di dominare le scene, anche in considerazione degli anni passati dall’ultimo Mondiale, che iniziavano a diventare troppi. E fu così che la trattativa venne intavolata in gran segreto, con Senna che venne avvicinato a Fiorio dal suo grande amico Angelo Orsi, fotografo di Autosprint.

Ma qui arriva il punto: chi si mise contro?

Cesare Fiorio non ha dubbi: fu l’ex-presidente della Ferrari Piero Fusaro, definito un “burocrate”, portato a Maranello dalla FIAT e che sicuramente non aveva la passione e il carisma di Luca Cordero di Montezemolo, arrivato subito dopo.

Fiorio racconta di un rapporto burrascoso con Fusaro, tanto che lo costrinse di fatto a lasciare la scuderia di Maranello, dopo che fu lo stesso direttore sportivo arrivato dalla Lancia vincitutto nei rally a convincere Prost ad arrivare a Maranello. Fiorio chiese al Consiglio di Amministrazione della Ferrari un budget per portare a termine la trattativa, i cui termini non potevano ancora essere rivelati.

Quasi sicuramente, in tutto questo, un ruolo lo ebbe anche il Professore, che aveva posto il veto dopo il 1989 al fatto che il paulista mettesse piede nello stesso team dov’era lui.

Dunque, perché dopo il veto di Prost Fiorio si mise sulle tracce di Senna? Voglia di creare il team più forte di sempre o forse desiderio di liberarsi del Professore?

Si tratta di un mistero di cui non conosciamo ancora  del tutto la soluzione, ma di cui lo stesso Fiorio ha parlato definendola una vicenda “molto lunga”…

Certamente, però, Fusaro non gradì la presa di posizione di Fiorio. E per ripicca, rivelò tutto a Prost, scatenando il pandemonio che ormai è noto, visto che Prost andò direttamente alla FIAT a lamentarsi.

Fiorio, tra l’altro, esibì ai vertici di Maranello la ricevuta del fax con cui Senna accettò le condizioni contrattuali (chiese e ottenne l’ingaggio dell’ingegnere americano Steve Nichols) e firmò la proposta di Fiorio.

Quel contratto rimase segreto fino al momento in cui entrambi sarebbero rimasti in attività nel Circus e venne reso pubblico diversi anni dopo per la prima volta in un libro di Roberto Boccafogli. La cifra per la quale Senna e Fiorio si sono accordati è sempre rimasta segreta, ma si dice che fu molto inferiore rispetto alle stime della Ferrari.

Nella stessa intervista, Turrini, oltre ad aver elogiato la religiosità di Senna e citato l’episodio del 3 maggio 1994 (Fiorio lo definì un pilota umile, più di quello che si credeva), quando fu lui ad accompagnare in aereo la salma di Senna, ha anche riferito che nel giorno dell’incidente di Ratzenberger il campione paulista è stato l’unico a volersi recare alla variante Villeneuve, dove la Simtek dell’austriaco perse nettamente il controllo, finendo addirittura sanzionato.

Turrini racconta che il sabato, dopo che Ayrton era andato a vedere quello che era successo a Ratzenberger, volle avvicinarlo per parlargli. Ma la sua espressione diceva tutto: non voleva parlare ed era molto turbato dalla cosa.

E quel 1 maggio 1994 Ayrton decise di rimanere all’interno dell’abitacolo tutto il periodo prima della partenza e non scese mai, ed era la prima e unica volta che accadeva. Forse un segno del destino, di certo Ayrton non era sereno. Quasi si fosse sentito quello che gli sarebbe accaduto poco dopo, una tragedia che ha sconquassato in modo indelebile la storia del motorsport.