F1 | Crisi coronavirus e futuro: il punto della situazione

Vetture Clienti (ritorno al passato ?)

Il manager inglese infatti, durante un intervista concessa alla stampa inglese, ha prospettato una soluzione apparentemente provocatoria ma che può trovare anche un fondamento

Analizzando dal suo punto di vista la crisi attuale ha dichiarato sulle colonne del “Guardian”:

“I tempi stanno cambiando. In passato era possibile acquistare una March e una Ferrari con la quale correre. Al giorno d’oggi, grazie alle nuove tecniche 3D computerizzate tutti i team cercano di copiare le vetture degli altri. Non c’è maniera più efficace per abbattere i costi e garantire, al tempo stesso, un grande spettacolo. In questo momento di crisi globale, questa soluzione va valutata molto attentamente. Sarei pronto ad appoggiare la proposta della fornitura di una vettura clienti ad un altro team per i prossimi due anni”

Un’ idea questa che, se attentamente sviluppata, troverebbe un appoggio sia nei tre team maggiori (che potrebbero ottenere ritorni economici dalla vendita delle vetture ed eventualmente da un programma “assistenza clienti”), che nelle scuderie più piccole (che potrebbero evitare enormi dispendi di capitale per la progettazione e realizzazione di vetture comunque sempre inferiori a quelle di vertice, disponendo di materiale “di prima scelta” da adattare alle proprie caratteristiche).

Il rovescio della medaglia sarebbe forse un livellamento delle prestazioni in gara che eventualmente potrebbe essere compensato dal talento di piloti più o meno talentuosi che potrebbero avvicendarsi alla guida, facendo delle piccole scuderie il loro trampolino di lancio e favorendo la visibilità di queste ultime anche nelle parti più alte della classifica.

Un possibile “specchio” di questa soluzione (anche se in maniera non apertamente dichiarata) potrebbe essere quello prospettato dalla Racing Point con il modello che avrebbe corso in questo 2020 la RP20 – nell’ ambiente definita “Pink Mercedes W10” – un’auto che adotta soluzioni aerodinamiche decisamente “molto aderenti” a quelle dei bolidi della stella a tre punte vincenti nel 2019, oltre che lo stesso motore .

Quindi perché no? Correre ufficialmente con un “auto clienti” eviterebbe piccole ipocrisie e sotterfugi sulla originalità di una progettazione (apparentemente non così originale),  così come rivendicato ad esempio dal direttore tecnico di Racing Point Andrew Green, il quale ritiene che la mancanza di egoismo da parte dei suoi progettisti abbia loro permesso di abbandonare concetti aerodinamici di lunga data e di adottare l’approccio ispirato alla Mercedes.

L’ipotesi fusione tra Formula 1 e Formula E:  fantascienza?

Tra le tante, l’ipotesi al momento più lontana (o che gli appassionati del motore endotermico vogliono allontanare quanto più possibile!!) è quella prospettata dal pilota Campione di Formula E, nonché ex pilota di F1, Jean Eric Vergne che in un intervista a Motorsport.com ha dichiarato:

“Parlo da pilota e dico quello che mi piacerebbe, ma non ho la palla di cristallo per sapere cosa succederà in futuro. Sinceramente non voglio che la Formula E rimpiazzi la Formula 1, ma quando ci saranno tanti costruttori in Formula E, e altrettanti importanti in Formula 1, allora questi due campionati potrebbero unirsi. Una F1 elettrica, o come la vuoi chiamare, che corre sui cittadini che già conosciamo, e l’altra metà su piste come Brasile, Abu Dhabi e Singapore, con gli stessi piloti di Formula E e Formula 1 che fanno 10 gare da una parte e 10 dall’altra. Sarebbe fantastico, questo è quello che mi piacerebbe moltissimo, da pilota è il mio sogno”

Effettivamente, nessun organo ufficiale ha mai prospettato uno scenario di questa portata e di certo non è il più prossimo negli anni a venire, ma in una situazione tanto fluida quanto quella generata dal lockdown da Covid-19 valutare anche le ipotesi al limite può essere utile a capirne gli effetti.

Effettivamente i costi della Formula E, renderebbero appetibile la partecipazione ad un campionato notevolmente meno dispendioso oltre che ai grandi marchi (Audi, Renault, Porsche, Mercedes solo per citarne alcuni che già partecipano al campionato elettrico) desiderosi di aprire una vetrina sulle loro produzioni elettriche, anche a team dalle risorse limitate sotto il punto di vista economico.

La conferma del minore impegno economico rispetto a quello della F1, arriva anche da fonti ufficiali del campionato elettrico ed in particolare da Jaguar che ha svelato i costi di gestione del team alla rivista Forbes.

La casa inglese ha dichiarato un esborso finanziario per la partecipazione al campionato elettrico 2019 pari ad 11,7 milioni di euro, comprensivo di tutte le necessità economiche per la completa gestione della stagione (acquisto auto, pezzi di ricambio, spostamenti, ecc.).

Si tenga conto a questo proposito che il team Toro Rosso (oggi Alpha Tauri), di proprietà Red Bull, ha speso per la partecipazione al Campionato del Mondo di F1 2018 la cifra di 181,5 milioni di dollari (circa 167,5 milioni di euro) e che il costo dichiarato dal Team Jaguar è pari ad una percentuale del 4,6% di questa cifra.

Una ulteriore spinta a questa, per ora fantasiosa, ipotesi potrebbe arrivare anche dalla candidatura alla presidenza della FIA (in scadenza nel 2021 per Jean Todt) del patron della formula elettrica, Alejandro Agag che potrebbe perorare (ahimè)  la causa del motore  elettrico a sfavore di quello endotermico  con un ulteriore drastica svolta nello stile della F1.

 

La morale

Forse avremo risposte definitive solo dopo la votazione che si terrà durante questo fine settimana, dove i team (questa volta con maggioranza assoluta di 6 su 10) dovranno approvare il nuovo budget-cap.  

Nella testa degli appassionati, al di là del punto fermo riguardante la riduzione drastica dei costi, questo turbine di dichiarazioni e proposte, lascia senz’altro una notevole incertezza sia sui modi che sulle tempistiche di un ulteriore cambiamento dello sport motoristico, impedendo di vedere con chiarezza quali saranno gli sviluppi di questo mondo ed in particolare della F1.

Ma questa è la realtà dei fatti siamo di fronte ad un nuovo cambiamento epocale per certi versi molto simile quello dell’avvento degli sponsor negli anni 60-70 della F1 moderna, che ha traghettato le vecchie officine artigiane costruttrici di bolidi, verso le “Factory” ad altissima tecnologia che utilizzano la fibra di carbonio ed i computer con la stessa disinvoltura con cui quelle stesse officine utilizzavano nastro adesivo e chiavi inglesi per lanciare verso la vittoria i loro piloti.