F1 | Bandini, fuoriclasse incompreso

Pubblichiamo oggi un editoriale in memoria del nostro connazionale Lorenzo Bandini, scomparso tragicamente 53 anni fa. Un pilota audace, in cui Enzo Ferrari credeva, e che molto spesso è risultato incompreso agli occhi dei più. 

| di Federico Sandoli 

Di Lorenzo Bandini, Ferrari avrebbe voluto farne un campione. Colpito dalla sua volontà e perseveranza fece forza alle resistenze dei suoi collaboratori e decise di affidargli una sua macchina per farlo debuttare al GP di Monaco del 1962, a Montecarlo.

Con una gara concreta, senza sbavature, Bandini riuscì a concludere al terzo posto. Nonostante il buon risultato la Ferrari non ritenne però di poterlo tenere in pianta stabile in F1 fino al 1964. In quell’annata fece coppia fissa con Surtees, “Il figlio del vento”, e ottenne anche il suo risultato migliore: la vittoria al GP d’Austria.


L’annata si chiuse con la conquista del titolo da parte della Ferrari. Lo stesso Drake vide in Bandini la perseveranza e la tenacia che, forse, animò lui stesso qualche anno prima quando fondò la scuderia.

In F1 il 1965 non fu un annata particolarmente brillante ma l’abilità del pilota romagnolo sulle vetture sport portò alla Ferrari la vittoria alla mitica Targa Florio, in coppia con Nino Vaccarella, con un tempo record.


Il 1966 poteva essere l’anno della Ferrari e di Surtees ma il direttore sportivo, Eugenio Dragoni, decise di defenestrare l’inglese ed investire nel giovane romagnolo dandogli addirittura il ruolo di capo squadra. Purtroppo però, a parte qualche piazzamento, anche il 1966 si spense quasi nell’anonimato.


L’abilita sulle vetture sport lo portò a trionfare a Daytona, col famoso arrivo in parata, iniziando così un 1967 che, a detta sua, sarebbe dovuto essere l’anno della consacrazione.


Saltata la prima gara, la Ferrari si presenta a Montecarlo col chiaro intento di vincere. Chi conosceva bene Bandini diceva di vederlo teso. La responsabilità della squadra sembrava un macigno, e, forse, qualche frecciatina del Drake lo rese insicuro. Fatto sta che durante le prove esagerò e andò a sbattere. I meccanici compiono un autentico miracolo e lo misero in condizione di disputare le qualifiche, dove riuscì a strappare il secondo tempo assoluto.


Il GP di Montecarlo, a quei tempi, si correva su una distanza pari a 100 giri ed era una prova molto dura per i piloti che nell’arco della distanza della gara dovevano districarsi tra marciapiedi, tombini e marce che spesso saltavano per lo stress meccanico.


Lorenzo sognava la vittoria. Partì in testa ma dopo 15 giri venne superato da Hulme e Stewart. Quando lo scozzese si ritirò, fu chiaro che la gara era nelle mani dell’italiano e del neozelandese che erano in testa. Il ritmo dell’italiano fu però altalenante. Nonostante qualche segno di stanchezza, Bandini riuscì ad avvicinare ulteriormente Hulme. Poi il dramma.

Un bacio in garage e sposai Bandini Il suo gesto in pista prima di ...

 

Al  giro 81 la Ferrari dell’italiano arrivò alla chicane del porto, la macchina sbandò, volò in aria, si capovolse e s’incendiò. I soccorsi rimasero fermi.

Chissà se forse pensarono che il pilota fosse riuscito ad uscire e cadere in acqua come Ascari nel 1955. Tuttavia fu solo dopo quattro lunghi minuti che si accorsero che lo sfortunato italiano era ancora dentro la macchina, privo di sensi e avvolto dalle fiamme.

Quando lo riuscirono ad estrarre, quello che videro i soccorritori fu una scena tragica. Il pilota era ancora vivo ma le ustioni diffuse non lasciavano speranze. Dopo tre giorni Bandini morì senza aver mai ripreso conoscenza.


A Modena, Ferrari, quando vide dalla televisione apparire il fumo nero dell’incendio, si alzò e affermò: “Mio Dio Bandini”. Poi si chiuse in un silenzio di tomba. L’italiano che tanto gli piaceva per l’abnegazione e la volontà, e di cui ne avrebbe voluto fare un campione del mondo, lasciò la Ferrari e la vita in una chicane del porto di Montecarlo senza essere riuscito a sbocciare nelle piste ma solo nel cuore degli italiani.


Avviate le indagini si scoprì che la causa principale dell’incidente fu la stanchezza del pilota. Il cambio era ancora in quinta marcia. Ma la colpa fu anche dell’inadeguatezza dei soccorsi che di fatto condannarono a morte il pilota.


In memoria del bravo pilota romagnolo, nel 1992 venne istituito il premio Bandini per premiare il miglior esponente del mondo della F1. Tra i famosi vincitori vi sono Piero Ferrari (molto legato al pilota) , l’ex presidente della Rossa, Montezemolo, Daniel Ricciardo e Valtteri Bottas.