Il propulsore Ferrari è nell’occhio del ciclone per una serie di accuse che gli avversari stanno scagliando contro il team di Maranello. Con Fabiano Vandone, ospite della puntata #198 di Pit Talk, abbiamo parlato della questione flussometro.
| di Raffaele Caputo
Il Gran Premio del Brasile è alle porte, per la Ferrari e per Leclerc si prospetta una corsa in salita a causa della sostituzione del propulsore a combustione interna. Proprio la power unit del team di Maranello è oggetto di furiose discussioni in questi giorni a causa degli avversari (e non) che ne denunciano la presunta irregolarità.
Fabiano Vandone, intervenuto nella puntata #198 di Pit Talk, si è espresso in merito alla questione flussometro e al clima che in questo momento si respira intorno alla Formula 1.
“La sensazione è che, in un clima teso che precede l’approvazione di nuove norme come il budget cap e il nuovo regolamento tecnico, Horner stia sfruttando Verstappen come tiratore libero per fare qualche sparata!”
Verstappen esprime un malumore Red Bull che parte da lontano perché già dopo il Gran Premio del Bahrain Horner parlava di carburante Shell (che equipaggia Ferrari, ndr) al profumo di succo di pompelmo.
Anche in quella occasione gli avversari Ferrari avevano quantificato in 4/5 decimi il vantaggio in rettilineo.
Vandone continua affermando che il clamore suscitato dalle dichiarazioni dell’olandese mira ad una riduzione del potere Ferrari all’interno del sistema F1, ricordando che ad oggi la Scuderia è l’unica che il diritto di veto.
Citando Ross Brawn, l’Ingegnere che vanta collaborazioni anche con Petronas e Mercedes, riporta:
“È impossibile che il distacco di Leclerc sul passo gara ad Austin possa essere ricondotto al solo mancato presunto aggiramento delle norme sul flussometro. Un distacco medio di poco più di 8 decimi al giro implica che le reali cause del ritardo Ferrari siano da cercare in altre problematiche, come l’assetto e il grande degrado dell’asfalto del circuito americano.”
Il riferimento alle pessime condizioni del manto stradale di Austin è chiaro, va però sottolineato che quella era una condizione valida per tutte le monoposto in pista ma ancora una volta la Ferrari ha mostrato di non digerire per niente le basse temperature e l’instabilità aerodinamica causata da assetti molto rigidi.
“La lettura della portata avviene una volta al secondo – dice ancora Vandone – allora ci si regola in base a questa frequenza di controllo. Una volta che si è nell’intervallo tra le misure ci potrebbe effettivamente essere l’immissione di più carburante.”
Nella F1 moderna si lavora navigando nelle zone grigie del regolamento, sembra però che la Federazione si trovi anch’essa in una zona grigia, non riuscendo a controbattere lo strapotere tecnico delle scuderie, che vantano squadre di ingegneri pronti a battersi per la causa dei risultati in pista.
Questa incertezza non aiuta uno sport che ancora una volta si appresta ad affrontare l’ennesima rivoluzione tecnica nell’incertezza e nell’incapacità di adottare misure tali da fugare ogni dubbio sulla regolarità dei campionati.