Lewis Hamilton vince perché ha la macchina più veloce. Questa è la critica che spesso viene fatta all’inglese, un po’ forse per sminuirne la grandezza. Ma è davvero l’unico campione di F1 ad aver vinto su di una monoposto imbattibile?
di Federico Caruso | @fclittlebastard
Quando si parla di Lewis Hamilton, un sei volte campione del mondo di F1, è impossibile non paragonarlo ai campioni di epoche precedenti. Ormai l’inglese ha superato tutte le leggende della F1 passata, avendo davanti a se, per numero di mondiali vinti, il solo Michael Schumacher.
Eppure, nonostante i numeri parlino chiaro, Hamilton per via della superiorità, a volte imbarazzante, della sua Mercedes, non viene preso seriamente in considerazione per essere affiancato ai mostri sacri di questo sport.
In realtà questo tipo di discorso viene spesso tirato in ballo ogniqualvolta un pilota domini per qualche anno sulla stessa auto. E’ successo nel passato con Vettel sulla Red Bull, e con Michael Schumacher agli inizi degli anni duemila su Ferrari. Ma è giusto sminuire le vittorie di questi campioni solo perché si trovavano sulle miglior monoposto del circus?
Basta tornare indietro nella storia della F1, sia moderna che passata, per capire che è stato sempre così. I piloti campioni del mondo sono sempre stati sulle auto migliori del loro tempo.
Mika Hakkinen ha avuto la miglior monoposto per entrambi i titoli mondiali. Damon Hill aveva l’auto migliore. Alain Prost, almeno in tre dei suoi quattro campionati del mondo aveva l’auto migliore. Tutti, anche quelli che sono diventati leggenda, come Ayrton Senna avevano l’auto migliore. Per non parlare di Nigel Mansell nel 1992, con la Williams FW14B. Era un’auto così superiore alle altre, che sarebbe stato strano se non avesse vinto.
Anche negli anni precedenti è stato così, i piloti vincenti erano senza dubbio sulle monoposto migliori. Anche Niki Lauda, nel 1975 e 1977 era sull’auto migliore. Anche quando ha vinto il terzo titolo nel 1984 era sull’auto migliore.
Per non parlare di Juan Manuel Fangio, considerato da molti il migliore di sempre, ha vinto due mondiali su una Mercedes che aveva una superiorità rispetto agli altri che era addirittura maggiore di quella su cui corre Hamilton oggi. Tra l’altro Fangio non è mai stato più di due anni consecutivi nella stessa squadra. Ha sempre cercato l’auto migliore.
Forse per essere considerato grande, un pilota deve vincere un campionato su una vettura inferiore. Ma le ultime volte che è accaduto questo è stato con Prost nel 1986 su McLaren contro una Williams, e Michael Schumacher nel 1995 su Benetton, sempre contro una Williams. Quindi se utilizzassimo solo questo come metro di giudizio, per stabilire chi sia il pilota migliore di sempre, solo loro due risulterebbero i migliori. E certamente sarebbe molto limitativo ed ingiusto verso tutti gli altri campioni.
Ma se facessimo un discorso al contrario, partendo dall’auto, potremmo continuare ad affermare che l’auto fa il campione?
La Red Bull RB7 del 2011 era una monoposto quasi imprendibile ma Mark Webber è arrivato tra i primi due soltanto in tre occasioni. Barrichello non ha mai vinto una gara nel 2001 sulla Ferrari. Potremmo elencarne molti altri, ma basta vedere l’attuale compagno di squadra di Lewis Hamilton, Valtteri Bottas, per capire che ancora non è all’altezza per impensierire l’inglese, e che l’auto influisce, ma non determina l’essere campione.
Certamente bisogna considerare anche altri fattori, contratti, ordini di squadra, e magari anche il fatto che molti hanno avuto poche occasioni di essere seduti su una monoposto vincente. Eppure al momento della verità i piloti che non hanno vinto, quando sono stati messi alla prova, non sono mai stati all’altezza dei loro rispettivi compagni di squadra. Se ne può dedurre che non basta avere la vettura migliore per vincere.
Ma soprattutto mantenere un livello alto di prestazioni per molti anni, è qualcosa di assolutamente eccezionale. Ci sono stati campioni che hanno avuto occasioni per uno o due anni, hanno vinto e poi si sono ritirati. Tra questi abbiamo avuto Jenson Button, Jacques Villeneuve, James Hunt, Niki Lauda, ed anche nel recente passato Nico Rosberg.
E poi ci sono stati campioni incredibili che hanno saputo combattere e rialzarsi per vari anni, raggiungendo il tetto del mondo per più anni consecutivi. Schumacher ed i suoi cinque titoli mondiali di F1 consecutivi ne sono una prova. Prost nella sua carriera ha praticamente sempre lottato per vincere un mondiale, a parte tre anni. Senna e Clark hanno concluso la carriera tragicamente, ma anche loro facevano parte di questa speciale classifica. Fangio, addirittura si ritirò nonostante fosse il miglior del tempo.
I piloti migliori si trovano sulle monoposto migliori, perché semplicemente sono i più forti. Non viceversa. C’è sempre stato un compagno da battere, c’è sempre stata una squadra da battere anche se la tua auto era superiore. Tutti i successi che i campioni hanno ottenuto, sono stati sempre conquistati per merito.
Lewis Hamilton probabilmente non è il pilota di F1 più grande di tutti, ma quando si parla dei migliori in assoluto di sempre, non bisogna escluderlo.
E così come è accaduto per i suoi predecessori, i successi non sono solo frutto dell’auto migliore, ma soprattutto delle capacità, tecniche, mentali, del pilota.
Tra dieci, venti, trenta anni, quando leggeremo le statistiche dei piloti, e di quello che è stato fatto in questi anni, Hamilton verrà ricordato come uno dei migliori di sempre. Questo ragazzo nato a Stevenage, Inghilterra, sta scrivendo la storia della F1, e non bisogna esserne tifosi, per rendersene conto.