F1 | Federico Leo: “Il tuo compagno, il primo rivale!”

In generale il pensiero di Leo è che in F1 non ci siano piloti scarsi, che forse quelli scarsi, sono solo meno fenomeni degli altri. Dalla F3 è difficile trovare piloti scarsi. Si lotta sempre con decimi di secondo.

Nell’ultima parte dell’intervista, partendo dalle dichiarazioni di Jacques Villeneuve degli ultimi giorni sull’argomento “percezione del rischio”, Leo traccia una relazione tra quanto accaduto in F2 in Belgio e in Russia:

“La cosa che si passa poco tempo in pista, è una cosa che purtroppo non è decisa dai piloti. Anche io vorrei passare più ore in pista, che nel simulatore. Non perché il simulatore non mi piaccia, anzi sono un appassionato di simulatori. Ce li ho a casa una squadra di simulatori. Ci tengo molto a questa cosa. Il problema è che per limitare i costi non si sta mai in macchina. Questa è la cosa più difficile per un pilota reale. Arrivi al weekend di gara, alle prove libere, che magari non vedi la macchina da settimane. Fai qualche giro e devi essere già al top. Questa cosa qui è difficile in assoluto”.

 

Non penso sia colpa dei simulatori, quello dipende un po’ dalla testa, dalla sicurezza che ti da la macchina, dalle bagarre. I piloti con la testa riescono a differenziare le due cose. Ci sono cose che sui simulatori si fanno, e cose che in realtà non si fanno. Poi se una persona è matura non dovrebbe replicare nella realtà.

C’è un rischio per chi non ha mai corso nella realtà. Tipo Max Verstappen che ha una testa calda, è uno forte, aggressivo nei sorpassi, però è anni che corre nella realtà. Non scordiamoci che Max Verstappen è stato uno dei piloti più forti in assoluto nei go-kart. Non dobbiamo sottovalutare quella roba lì. Il livello nei go-kart è molto, molto alto. Ha vinto tutto quello che poteva vincere. E’ passato molto presto in macchina. Ha sempre avuto questo carattere in pista aggressivo, però è anche quello che rallegra tutto il motor sport. Poi non è mai bello vedere quegli incidenti brutti. Purtroppo a SPA è successo quello che è successo, però è anche stato un po’ il destino…”.

In conclusione, sempre riprendendo il discorso kart, è arrivata un’ultima domanda dal nostro Francesco Svelto: si parla di Vettel come pilota in difficoltà quando guida vetture nervose al posteriore. Quanto è importante avere un retrotreno stabile quando ci sono in ballo tali potenze, velocità e carichi aerodinamici?

“Avere il dietro stabile che è in difficoltà, il problema più grosso sono gli stili di guida. Perché è una cosa che capita molto spesso questa cosa. Nel mio caso, sono un pilota che provoca sovrasterzo, quindi perde stabilità sul dietro, in inserimento, la butto dentro la macchina. Quindi provoco sovrasterzo. Avere un assetto uguale al mio compagno, che magari provoca sottosterzo, come esempio Alonso quando era in Renault. Lui aveva un assetto molto particolare quell’anno lì.

Lui arrivava in curva e creava del sottosterzo. Quella macchina lì a vederla da fuori, sembrava una macchina molto sicura sul retrotreno. Invece non lo era assolutamente. Zero assoluto. Era lui, che pur di guidarla e compensare i problemi che aveva tanto sovrasterzo, la guidava in quella maniera lì. Creava tanto sottosterzo, ad una macchina che aveva del sovrasterzo. Creava lui questa cosa lì. Questo è stile di guida!

Federico Caruso
Federico Caruso
Nato a Roma sotto il segno dei motori turbo V6 nel 1984. Sono sempre alla ricerca di qualcosa che mi sappia emozionare come Ayrton Senna. Scrivo con passione per amore della F1.

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