F1 | Verso Monza: il circuito delle imprese e delle sorprese

Monza, circuito delle grandi imprese dei team che hanno fatto la storia, ma anche teatro di vittorie impensabili e per certi aspetti insperate.

A Monza si sono celebrate grandi imprese di campioni leggendari, da Ascari a Lauda, da Prost a Schumacher, da Senna a Vettel, da Mansell ad Alonso; si sono persino assegnati titoli mondiali, si sono scritte grandi pagine di storia della F1… però non c’è sport che si rispetti che almeno una volta nella sua storia non abbia visto realizzarsi una piccola o grande sorpresa. A Monza le sorprese, a dire la verità, sono state tante, ma in epoca recente ce ne sono state, forse, più che in altri anni.

L’ultima in ordine di tempo, per quanto riguarda le vittorie, arriva nel 2009, quando arriva il dominio di Rubens Barrichello con la BrawnGP, non tanto per la vittoria in sé, che lo riporta al secondo posto nella corsa mondiale dietro al compagno di squadra Button, quanto per la protagonista di questa strana stagione, che non è un Ferrari o una McLaren bensì una one-off, la Brawn BGP-001, monoposto al centro di vibranti polemiche e discussioni ma che alla fine è riuscita a imporsi, aprendo poi la strada al cammino stellare in F1 della Mercedes, che prosegue tuttora.

La gara, però, sembrava vedere protagoniste proprio le monoposto “tradizionali”, con Hamilton, Raikkonen e Kovalainen che con Ferrari e McLaren monopolizzano di fatto le prime due file dello schieramento, insieme a un’altra sorpresa rappresentata dalla Force India di Sutil, che dopo il secondo posto di Fisichella a Spa si  ritaglia un altro giorno da assoluta protagonista. La gara però è un’altra storia, con le BrawnGP che alzano prepotentemente la voce turbando il sonno delle protagoniste tradizionali della scena iridata, con Barrichello che così conquista  e consolida la sua seconda posizione in classifica, tenendo per il momento a distanza  di sicurezza Vettel. Il tedesco della Red Bull, però, alla fine riuscirà a rimontare e superare il brasiliano, rovinando in parte la festa alla compagine di Ross Brawn.

Se l’edizione numero 80 del GP monzese è stata caratterizzata da una sorpresa più o meno veritiera, l’edizione numero 70, quella del 1999, lo è stata se possibile ancora di più. Hakkinen vuole assolutamente recitare un ruolo di primo piano, dopo che Coulthard lo ha sopravanzato a Spa, e conquista di forza la pole position davanti a un altro protagonista della stagione, Heinz-Harald Frentzen con la Jordan, al compagno di squadra e alla sorprendente Williams di Alex Zanardi, che si piazza in seconda fila.

Il bolognese è addirittura protagonista di uno scatto perentorio al via, quando si porta alle spalle di Hakkinen, ma la sua gioia dura appena un giro, quando Frentzen torna dietro il finnico superando il pilota della Williams. Hakkinen è il vero protagonista della gara, gestendo e aumentando progressivamente il vantaggio sulla Jordan del tedesco, mentre l’altro protagonista del Mondiale, Eddie Irvine con la Ferrari, conduce una gara in sordina dopo essere partito dalla quarta fila.

Ma al giro 30 succede quello che nessuno si sarebbe mai aspettato: Hakkinen, in fuga, sbaglia la marcia d’ingresso alla prima variante e va in testacoda! Il motore si spegne, lui getta il volante nella sabbia, esce dall’abitacolo tra il boato dei ferraristi e si infila dietro un cespuglio dove piange a dirotto.

L’uomo di ghiaccio ha rotto il suo mito, è diventato finalmente umano. Frentzen passa alla cassa e conduce in testa senza problemi gli ultimi 22 giri di gara, mettendosi dietro Ralf Schumacher (autore del giro record) e Mika Salo, che con la seconda Ferrari regala la gioia del podio al pubblico rosso in visibilio. Ma la vera sorpresa è in classifica, con Irvine che artiglia il sesto posto e conquista quel punto che gli consente di pareggiare i conti in classifica con Hakkinen, mentre Frentzen supera Coulthard e insegue la coppia in testa a 10 punti di distanza. Quelle lacrime, però, renderanno Hakkinen ancora più forte e, nonostante la vittoria di Irvine in Malesia, uscirà vincitore dal testa a testa iridato che si concluderà con il trionfo di Suzuka.

Saltiamo indietro di due anni per trovare un’altra autentica sorpresa che a Monza si materializza da subito, su un circuito che di fatto rimescola le carte rispetto a quelli che erano i valori in campo. Villeneuve e Schumacher, infatti, si contendono il titolo, ma sul circuito brianzolo la scena se la prende un altro protagonista annunciato della vigilia: Jean Alesi. La Benetton nel 1997 aveva già trionfato a Hockenheim, altro circuito superveloce, e a Monza ha tutta l’intenzione di sbaragliare nuovamente il campo.

Il francese domina pressoché tutta la sessione di qualifica, mettendo a segno un tempo apparentemente facile da realizzare e ricordare: 1’22″990, abbattendo la media dei 250 km/h sul giro secco ((per la precisione 250,295); ma le insidie arriveranno nel finale da Frentzen e Fisichella, che si fermeranno a pochi millesimi dalla Benetton numero 7; da segnalare il sesto posto di Coulthard, per un motivo ben preciso.

Il giorno della gara, infatti, la McLaren dello scozzese ha uno spunto da manuale, quasi una partenza “alla Alesi”, visto che si porta già da subito al terzo posto. Alesi e Frentzen precedono lo scozzese fino all’unica sosta ai box, dove il tedesco entra per  primo e permette allo scozzese della McLaren di ricucire lo strappo sul francese della Benetton. Arriva il momento di pittare anche per i due battistrada, ma i meccanici della Benetton hanno un’esitazione che nel duello con la crew della McLaren costa 9 decimi: 7″8 contro 8″7 e Coulthard beffa Alesi andando a prendersi il comando della gara, che manterrà fino al traguardo. La festa per il team di Woking viene completata dal giro record di Mika Hakkinen, al 49. passaggio, in cui rifila ben 8 decimi al miglior tempo in gara di Frentzen, terzo al traguardo. Ancora una volta, dunque, i team di rincalzo si ritagliano a Monza una vetrina importante, dimostrando che anche loro erano meritevoli di rimanere ai piani alti della classifica.

La vera grande sorpresa, però, arriva nel 1995, quando l’intero podio sarà occupato da comprimari di lusso: Johnny Herbert, Mika Hakkinen e Heinz-Harald Frentzen, piloti che non hanno certo bisogno di presentazioni e che diventeranno grandi in futuro (Hakkinen e Frentzen, come detto, si giocheranno un titolo mondiale) ma che in quella stagione raccoglieranno pochi frutti. La gara che si vive a Monza, però, è un condensato di emozioni: dall’attesa alla gioia, per finire al dramma e, soprattutto, alla sorpresa. Che si vive già nel corso del primo via, dove Coulthard partito in pole va in testacoda nel giro di formazione e deve ritirarsi.

Al palo, così, parte Schumacher, con Berger che lo insegue come un’ombra. Termina il primo giro e la Ferrari numero 28 attacca e supera senza discussioni il Campione del mondo, ma viene fermato dalla bandiera rossa alla Variante della Roggia. Montermini, Papis, Lamy e Moreno, infatti, vanno in testacoda e occupano tutta la pista, rendendo impossibile proseguire la gara. Altra sorpresa: Coulthard, che aveva perso le speranze, riesce a riprendere la sua monoposto e schierarsi nuovamente in pole.

Si parte e anche stavolta Berger brucia Schumacher, mentre Alesi si fa beffe dell’altra Benetton, quella di Herbert, alla Parabolica e si mette dietro a Schumacher e Hill. Tutto procede regolarmente fino al 13. giro, quando Coulthard torna in testacoda e, anche stavolta, si ritira. Berger così va in testa, mentre Schumacher e Hill si danno battaglia, seguiti da Alesi, che aspetta gli eventi. L’inseguimento dura fino al giro 22 quando i due superano all’esterno della Curva Grande la Footwork di Inoue e Hill tampona Schumacher. Altro testacoda, altro ritiro e altro boato del pubblico: è doppietta Ferrari, insperata ma fortemente voluta, anche perché entrambi sono in partenza verso la Benetton. Giro di soste particolarmente lunghe e Alesi si ritrova al comando, pregustando la vittoria, anzi la doppietta. Ma la telecamera montata sull’alettone posteriore del francese li costringe entrambi al ritiro, prima Berger e poi Alesi, con Herbert che dopo aver prevalso nel duello con Hakkinen porta la seconda Benetton alla vittoria, aumentando ancora il vantaggio del team di Briatore sulla Williams.

Monza, si sa, anche per la conformazione del circuito è una pista che è divenuta sempre più “atipica” nel calendario mondiale, ma anche quando i circuiti iperveloci erano più di uno (il riferimento a Hockenheim è scontato) è stata comunque in grado di regalare delle imprese che hanno messo in luce team e piloti che in quel momento parevano essere in ombra, regalando loro un piccolo o grande momento di celebrità.