F1 | Russia: Red Bull consistente ma si guarda al Giappone

Red Bull, 2019

A Sochi la Red Bull termina con entrambe le vetture a ridosso del podio. Particolarmente consistente la gara di Albon, partito dalla pit-lane e giunto quinto. Ma i tori stanno già guardando alla gara di casa Honda, a Suzuka, tra quindici giorni. 

| di Alessandro Morini Gallarati

Che in Red Bull siano ormai totalmente concentrati su Suzuka è risaputo. A Sochi hanno pagato infatti penalità in griglia sia Max Verstappen che Alexander Albon (scattato addirittura dalla pit-lane anche per l’incidente avuto in Q1 nella giornata di sabato).

Ciò nonostante, le due RB15 sono state autrici di un’ottima gara: Max Verstappen ha rimontato dalla nona piazza fino alla quarta, portandosi a casa dodici punti preziosi in ottica campionato e rendendosi protagonista di sorpassi pregevoli (come quello ai danni di Sergio Perez).

Ritmo buono quello dell’olandese, che certo forse si aspettava qualcosa di più dal punto di vista delle performance dalla PU Honda, che a quanto pare rende al massimo solamente in altitudine come in Austria (e in Messico se si guarda al futuro).

Chi può definirsi pienamente soddisfatto è certamente Alexander Albon, che come scritto precedentemente, partiva dalla corsia dei box: nonostante questo grave handicap, il thailandese ha corso bene lasciandosi dunque alle spalle le critiche e le insinuazioni (c’è chi parla nel paddock addirittura di un nuovo scambio con Pierre Gasly) che cominciavano a farsi seriamente pesanti nelle ultime settimane.

Alla fine taglia il traguardo dietro al compagno di squadra, raggiungendo così il miglior risultato possibile. Un quinto posto che ha un ottimo sapore e che può consolidare la sua posizione (fino a ieri molto traballante) all’interno del team.

Ora ci si imbarca in direzione Giappone: inutile dire quanto stia a cuore questo appuntamento ai motoristi nipponici che forniscono i propulsori alla Red Bull. Sarà all-in? Sicuramente sì. Troppo grande la voglia di cancellare quella macchia firmata Fernando Alonso, che nella patria di Yamamoto osò definire il motore Honda un GP2 Engine. Quest’anno si può.