F1 | Sainz e l’arte di essere al posto giusto, al momento giusto

Carlos Sainz Jr. è alla prima stagione in McLaren.

Il pilota McLaren vede nei cambi regolamentari del 2021 l’opportunità per permettere a più talenti di mettersi in mostra.

di Filippo Toffanin.

Settimo posto nel mondiale al giro di boa, il primo degli altri. Soli cinque punti dal defenestrato Gasly. Non male per uno che per ben due volte è stato sull’orlo del precipizio. Scaricato prima dal programma Red Bull di Helmut Marko ai tempi della Toro Rosso; accompagnato poi alla porta da Renault per far posto a Daniel Ricciardo.

Si sta prendendo grandi soddisfazioni Carlos Sainz Jr., arrivato al momento giusto nel posto giusto. Aiutato, certo, dal ritorno alla competitività di McLaren, un toccasana per tutta la F1. Ci si vede Sainz, nel ruolo di alfiere dei piloti della nuova generazione. Tutti scalpitanti, desiderosi di dimostrare il mondo non finisce con Verstappen e Leclerc.

“Spero la McLaren possa costruire un’auto per permettere a Lando (Norris – ndr) e a me di combattere con Verstappen e Leclerc”, ha dichiarato il figlio dell’ex campione del mondo di rally.

“Credo la F1 possa cambiare molto nel 2021. Supporre già che sarà una battaglia tra loro due… potrebbe essere quello che avremo oggi e nella prossima stagione, ma confido che nel 2021 gli scenari possano cambiare radicalmente”.

“Sostanzialmente, è una questione di trovarsi al posto giusto al momento giusto. Così ad esempio Verstappen potrebbe vincere molti campionati. In caso contrario, non lo farà. Questo è il funzionamento attuale della F1”.

Insomma, la vecchia diatriba: conta più la macchina o il pilota? Carlos comunque crede che i fattori tendano a sposarsi.

“Continuo a pensare che i migliori siano normalmente nelle migliori macchine. Tuttavia non credo che ci siano abbastanza buone monoposto per tutti i buoni piloti del Circus. Questa è una parte molto frustrante del motorsport, l’unica forse che non dipende dall’atleta”.

Sainz spera per il futuro di avere un'auto per vincere.La storia dice che negli ultimi nove anni, la F1 ha prodotto due soli campioni per la prima volta. Una statistica che fa riflettere, considerando ben di più i talenti alla guida di quelli poi iscrittisi all’albo d’oro.

“Prendete Fernando (Alonso – ndr) per esempio. Siamo tutti d’accordo sul fatto che avrebbe potuto avere qualche altro campionato in bacheca. Possiamo per questo considerarlo meno bravo di altri? Non credo. Solo il numero di titoli è inferiore”.

Ad onor del vero le (s)fortune di Alonso sono dipese da sue scelte poco azzeccate. Ma tornando al concetto espresso da Sainz, si tratta evidentemente di saper cogliere il luogo ed il momento per mettere a frutto il proprio potenziale. In questo, l’auspicio che la F1 del futuro sia più democratica è assolutamente condivisibile.

Filippo Toffanin