F1 | Belgio: l’analisi del tracciato più amato della stagione

Terminate le vacanze, entriamo nel vivo di questa stagione di F1 e si vola in Belgio per il GP ospitato dal prestigioso circuito di Spa-Francorchamps il circuito più lungo del calendario e anche il più affascinante a detta di molti (piloti, tifosi, addetti ai lavori…). Andiamo a studiare il circuito curva dopo curva.

L’università della Formula 1” inaugurato nel 1924, si estende per 7.004 metri e unisce tecnica a tratti di altissima velocità in un totale di 19 curve.

A causa della varietà di tratti presenti nel circuito, il pilota verrà messo a dura prova dal rinomato tracciato.

Il primo settore vede già l’utilizzo del DRS e dopo curva 1, si viaggia verso la variante più rinomata della storia della F1, Eau Rouge-Radillon, percorsa full gas (dai più temerari), che porta verso un lungo rettilineo con la seconda zona DRS.

Il secondo settore è quello più tecnico del tracciato, ma altrettanto affascinante, la serie di tornanti dopo il rettilineo ci porta “in discesa” verso lunghe curve che richiedono uno sforzo aerodinamico da parte delle monoposto, mantenendo una velocità elevata in percorrenza per non perdere il ritmo, non c’è margine d’errore.

Bisogna evitare di perdere troppa velocità in curva, poiché i tornanti del secondo settore sono spesso intervallati da piccoli rettilinei.

Gli ostici tornanti del secondo settore sfociano nel lungo “finto” rettilineo tra curva 16 e curva 18, finto perché in realtà sono curve che vengono percorse in piena potenza, richiedendo l’utilizzo di tutti i cavalli da parte del motore (e dalla Power Unit).

La Chicane Bus Stop, un destra sinistra da percorrere a velocità moderate, chiude il giro del maestoso circuito belga, teatro di incidenti spettacolari e sorpassi che hanno segnato la storia di questo sport.

Un circuito amato da tutti, da sempre il preferito di Kimi Raikkonen e Michael Schumacher, rimane la punta di diamante della F1, perché è in grado di unire l’alta velocità, la potenza dei motori, a tratti in cui è necessaria la componente fondamentale di questo sport, l’aerodinamica.

Quindi servirà un assetto “completo”, come completo è questo circuito, un setup in grado di tirare fuori il massimo dalla monoposto sia nei lunghi rettilinei, che nell’ostico settore 2, dove l’alta velocità, va calibrata per guadagnare decimi preziosi.

Inutile dire che sia un circuito stressante sia per gli pneumatici che per la monoposto, la quale dovrà fornire sempre il 100% della potenza al pilota.

Non mancheranno i colpi di scena, soprattutto alla partenza, nel corso degli anni abbiamo sempre assistito a partenze tragiche e disastrose (1998, 2012 o 2018) che creano incidenti spettacolari, ma molto molto pericolosi.

Ci auguriamo un ritorno in scena divertente e coinvolgente, dopo questa lunga pausa estiva.