domenica, Febbraio 9, 2025

F1 | Sebastian Barrichello, Rubens Vettel

Ormai il povero Seb Vettel fa quasi tenerezza. La spirale di errori e sfortune iniziata ad Hockenheim la scorsa stagione sembra non avere fine. L’ultimo episodio della saga il problema tecnico che ha impedito ieri al tedesco di partecipare al Q3 di Spielberg, togliendogli la possibilità di combattere quantomeno per la prima fila, vista la rinnovata competitività delle rosse ed il passaggio a vuoto – forse il primo stagionale – delle Mercedes.

di Filippo Toffanin

La fenomenologia dello spirito del campione tedesco negli ultimi dodici mesi racchiude in sé quasi tutto lo spettro delle manifestazioni dell’essere, sconfinando persino nel soprannaturale al Paul Ricard, quando un improvviso malfunzionamento del cambio ha provocato in Vettel la stessa reazione che in Amadeus di Milos Forman provocava a Mozart la visione del fantasma del padre defunto: scrivere d’impeto il proprio requiem, abortendo il tentativo in Q3.

Difficile dire se la carriera del baffo di Heppenheim sia arrivata alle soglie della messa cantata, sebbene per molto meno sportivi del suo calibro siano stati accompagnati, a torto o a ragione, sul viale del tramonto. Sono ad oggi sedici le gare senza vittorie, condite per lo più da una serie sconcertante di errori evidentemente figli di una condizione mentale non idilliaca. Certo, il buon Sebastian non è alle soglie della follia, ma la fermezza con cui rifiuta l’idea di essere affiancato da un mental coach quando viene pungolato dai media in tal senso desta in chi scrive il sospetto che il paziente stia pericolosamente sottovalutando i sintomi.

Se alle avvisaglie di difficoltà si sommano anche le sfortune come ieri in Austria, ci si dovrebbe quantomeno appellare alla scaramanzia: Marchionne lo definiva un tedesco meridionale, dipingendone gli eccessi caratteriali anomali per qualcuno di sangue teutonico, eppure quel tratto un po’ “chiromantico” delle genti del sud sembra fargli difetto.

Se qualcosa si sia effettivamente rotto nella fiducia e nell’autostima di Sebastian, bene fa il team a proteggerlo a più riprese come già fatto in questa stagione a patto di non eccedere nel maternalismo e in alcune sue distorsioni persino dannose per il compagno di squadra Charles Leclerc – vedi i team order in Australia e Cina. Team che ha più di qualche responsabilità, se non quella principale, ovvero di non avere fornito al tedesco una monoposto sempre competitiva e all’altezza di un avversario dannatamente forte, ma non imbattibile.

Non vorremmo che l’esperienza in Ferrari di Vettel finisse con un’amara nota di antieroismo, tipica di coloro che finiscono oggetto della simpatia e dell’immedesimazione del pubblico, mancando di quelle qualità di coraggio e forza tipiche dei modelli da prima pagina – tra Hamilton e Leclerc c’è da sbizzarrirsi. Per quello che ha rappresentato per la storia della F1 negli ultimi 10 anni, tutto vorremmo meno che vederlo tramutarsi in un Sebastian Barrichello, o in un Rubens Vettel.

Filippo Toffanin

Filippo Toffanin
Filippo Toffaninhttps://filippotoffanin.com/
Professionista della logistica, musicista amatoriale, e grande appassionato di F1.

Ultimi articoli

3,745FollowersFollow
1,130SubscribersSubscribe
Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com