F1 | Pirro: “Vettel merita di chiudere la carriera in modo diverso”

Emanuele Pirro interviene ai microfoni di Pit Talk e parla del momento attuale di Sebastian Vettel in Ferrari e dell’ambiente della Formula 1.

di Giulio Scaccia

Emanuele Pirro, quale è secondo te lo stato d’animo di Sebastian Vettel in questo momento e se credi alle voci di un possibile ritiro a fine stagione^

Vettel è un ragazzo apparentamente gentile, tranquillo e cordiale. Superficialmente sembra non essere grintoso o al contrario disturbato. Io penso che sotto questa apparenza ci sia altro. In qualche modo mi dispiace perché è un ragazzo che ha iniziato in maniera egregia la sua carriera. Ha portato la prima ed unica vittoria alla Toro Rosso, poi è andato in Red Bull ed ha vinto due dei quattro campionati in zona Cesarini. Non condivido chi dice che con quella macchina avrebbero vinto tutti. E’ arrivato in Ferrari in modo bello per un tifoso, conquistando la simpatia di tanti, poi piano piano l’equilbrio si è rotto. Il Sebastian Vettel dello scorso anno è il lontano parente di quello che era.

Continua Emanuele:

Bisogna vedere se riuscirà a ritrovare se stesso e merita di chiudere la carriera in modo diverso. Spero che ritrovi la serenità dentro un ambiente sicuramente non facile come la Ferrari. Lui ha bisogno di fare le cose con disinvoltura. Chiunque pratica lo sport lo fa con passione e divertimento. Il divertirsi è fondamentale. Al momento Vettel non si sta divertendo e la differenza tra andare benino e benissimo è una differenza sottile. Se dubiti di te stesso, non ti riescono le cose che sai fare. Ti serve serenità, spensieratezza ed anche arroganza.

Ti chiedo che cosa ha fatto perdere la sicurezza a Vettel, la presenza di Leclerc?

Non è la presenza di Leclerc. Quello che succede nello spogliatoio lo sa chi è dentro, e lo stesso capita in una squadra di Formula 1, con la differenza che il pilota, e questa è una pecca del nostro sport, se attraversa periodi di difficoltà ed incertezza non può condividerli con nessuno, a differenza di altri sport. Nella F1, se uno inizia a non andare bene, si pensa che non sei più bravo, che quello che hai fatto dipendeva dalla macchina. Un pilota non può permettersi di condividere le difficoltà, allora deve fare le spalle larghe. I piloti non sono superuomini. Lo sono nel gesto atletico, per il resto sono uomini con le loro debolezze. Forse per Vettel l’ambiente Ferrari non lo ha aiutato. E’ responsabilità di chi comanda supportare i piloti e dare un aiuto.

Io stesso ci sono passato. La F1 è uno sport in cui le debolezze non si possono condividere. Ma se un figlio in una famiglia ha problemi la famiglia interviene: il team è il genitore, il pilota il figlio. C’è chi ha bisogno della carota chi del bastone. Nel nostro sport culturalmente non può mostrare debolezze. Se hai difficoltà il problema è più grande.