F1 | La Ferrari ed il rischio di finire in un tunnel già vissuto

L’inizio degli anni 90 sono uno dei periodi più bui della Ferrari. Dopo il mondiale mancato da Prost iniziò una spirale tecnica che portò il cavallino molto indietro. C’è però la possibilità sempre di invertire una storia già vissuta.

di Federico Sandoli e Giulio Scaccia

Una Ferrari che perde fa piu notizia di una Ferrari che vince. Dopo cinque gare, dove la Rossa ha combattutto ma è uscita con le ossa rotte l’interrogativo che serpeggia tra gli appassionati è: stiamo tornando a vivere gli incubi del 1991? Vettel farà la fine di Prost? Binotto finirà schiacciato da un progetto iniziato da una Gestione sportiva che non è più la sua, ma che rischia di fargli pagare lo scotto?

Il Gran Premio di Spagna è stato impietoso, gli appassionati lo sanno, il giudice più severo nelle corse è sempre il cronometro che anche in Spagna ha evidenziato come la Rossa non stia trovando nessuna soluzione attiva a sopperire a un progetto che, almeno sulla carta, pareva essere nato bene ma che all’onore delle cronache pare di difficile gestione.

Nel 1991 una Ferrari perdente riuscì a minare la stabilità del reparto corso mietendo vittime illustri, ci riferiamo a Fiorio e a Prost, Una rivoluzione che non portò certo la Rossa a primeggiare anzi, la confusione creata fece sprofondare la rossa in un girone infernale durato 4 anni ed invertito poi, con il tempo, grazie all’arrivo di Michael Schumacher e di un team a supportarlo di valore assoluto.

Nel 2019 si spera che in Ferrari la lezione di 28 anni fa l’abbia imparata. Mattia Binotto non si sta nascondendo anzi nel dopo gara ha chiaramente fatto capire che il progetto pare sbagliato o comunque non suscettibile di aggiornamenti Binotto però non ha escluso, ecco la differenza col 1991, che la macchina andrà rivista e messa in condizioni di vincere.

Nel 1991 le divisioni all’interno della squadra portarono a faide che videro soccombere prima Fiorio, reo di aver cerato di portare Senna in Ferrari e poco assertivo nei confronti di Prost, anch’egli vittima illustre di una gestione confusionaria. Questa mancanza di chiarezza fece finire la Rossa in un girone infernale che durò quattro anni per raggiungere una vittoria e in 21 anni per coronare il sogno iridato.

Vittima di quella Ferrari fu anche Jean Alesi, arrivato nel 1991 con tante aspettative ma che naufragò insieme a quella Ferrari. Oggi il rischio è per Charles Leclerc, anche se il giovane monegasco sembra avere qualità di guida e caratteristiche migliori del seppur amato Jean.

La squadra deve fare quadrato intorno al suo direttore tecnico, e , si spera, che anche il ceo e il presidente siano coerenti con gli interessi della squadra e non vadano a cercare degli ipotetici maghi che una volta in rosso risultano dei poveri conigli in un cilindro.

Aspettiamo Monaco, ma non facciamoci illusioni, il circuito sulla carta è proprio il meno propizio per cercare di invertire la tendenza.