F1 | Leclerc: ignorato un ordine di scuderia?

Oltre all’affidabilità del motore Ferrari, è trapelato in queste ore il dialogo ad inizio gara tra Charles Leclerc e il suo ingegnere di pista. Quest’ultimo chiede al monegasco di non passare subito Vettel, ma invece il 21enne alla prima curva fa esattamente quello che gli era stato detto di non fare.

di Tommaso Magrini

Le discussioni sul GP del Bahrain sembrano infinite, anche perché lentamente escono indiscrezioni e fatti non noti del weekend. Tra di essi c’è lo scambio di messaggi, nei primissimi giri di gara, tra Leclerc e il muretto box.

Alla partenza, forse anche per colpa della sabbia che prima della gara si era depositata sulla pista, Vettel ha uno slancio migliore e riesce a passare la prima curva in testa. L’obbiettivo era evitare disastri come Singapore 2017, ed è stato raggiunto.

Dopodiché, consci del fatto di avere un passo migliore delle Mercedes, c’era da gestire la lotta interna tra i due Ferrari. Leclerc sa di avere più passo del compagno e in radio, ad inizio giro dice: “Sono più veloce ragazzi”. Dal muretto rispondono dopo una trentina di secondi, a metà del secondo settore, in questo modo: “Capito….rimani lì per due giri. Rimani lì per due giri”. Leclerc non risponde. A fine giro, nel rettilineo del traguardo, attiva il DRS e sorpassa Vettel. Questo è quanto.

Tendenzialmente questo tipo di comunicazioni vengono considerate ordini di scuderia. Se il team ti dice di restare dietro, avrà le sue ragioni. Gli strateghi, consci che Vettel non aveva un buon feeling con la monoposto, forse volevano vedere se il passo di Seb era simile a quello di Leclerc e decidere di conseguenza quali dei due doveva restare dietro. Poi con il sorpasso del #16 il dubbio si è risolto comunque: Vettel non aveva la sua stessa velocità.

Siamo solamente alla seconda gara, e in Ferrari, come in qualunque altro team, gli ordini di scuderia si usano da metà stagione in poi salvo casi eccezionali. Se uno dei due piloti dimostra di essere più competitivo il team allora decide di conseguenza. Questo non vuol dire che il “secondo” venga trascurato, tutt’altro.