F1 | Ferrari: Arrivabene vuole una monoposto più competitiva per vincere

La Ferrari arriva con il fiato corto alle ultime gare del mondiale. Maurizio Arrivabene dice la sua sul momento della Rossa.

di Giulio Scaccia

Un mondiale ormai perso nonostante una vettura che, per lunghi tratti è stata la migliore del lotto. Un pilota, Sebastian Vettel, prigioniero dei suoi errori che ha buttato un titolo che almeno poteva essere giocato fino all’ultimo. Una squadra che sembra che stia implodendo forse per la perdita del suo uomo guida, Sergio Marchionne.

Dopo gli errori in prova a Suzuka, Maurizio Arrivabene è sbottato contro la squadra e la cattiva gestione di certi momenti. Poi ha difeso piloti e squadra, al termine della gara.

Il Team Principal della Ferrari torna a parlare a pochi giorni dalla gara di Austin e dopo il disastro, ennesimo, a Suzuka.

Ecco le sue parole anche e soprattutto a difesa di Sebastian Vettel:

Si parla tanto della performance dei piloti. Anni fa Sebastian era -31 a 6 GP dalla fine e poi c’è stato quel recupero pazzesco, era un anno in cui poteva permettersi di fare quello che voleva. Essendo consapevole di questo, è normale che hai anche un altro spirito e un’altra carica, come Hamilton adesso. Ciò non toglie nulla ad Hamilton che è un gran pilota. Detto questo ci sono delle situazioni in cui magari stai rincorrendo, quindi il morale va giù, altre in cui stai guidando, per cui fai un po’ il fenomeno. Ma ci sta, è un po’ il gioco dello sport. In questo mondo, in questo ambiente, qualsiasi occasione è buona, parlo dei rivali, per attaccare e mettere in giro strane voci, come dissidi o cose che non vanno bene. Nel momento in cui sei impegnato in queste gare estremamente competitive e hai un avversario che fa paura, tutte le tattiche sono valide. Discussioni ci sono, ma ci sono sempre state. E per fortuna ci sono, a me preoccupano i silenzi.

Continua Maurizio Arrivabene:

Per far qualcosa di buono bisogna mettersi attorno ad un tavolo e discuterne, anche animatamente, ma avere tutti in testa l’obiettivo da raggiungere. Ovvero creare e portare in pista una macchina dominante. È già successo in Ferrari e non bisogna continuare a rivangare il passato, dobbiamo essere bravi quanto e più di loro. Le chiacchiere servono a poco, bisogna portare a casa i fatti. La macchina ideale è quella che deve ancora arrivare, l’obiettivo è la macchina 2002 o 2004 che ti permette degli errori. Una macchina forte ti permette di lottare più o meno ad armi pari con gli avversari più forti. Dobbiamo impegnarci, cercando di fare le cose nel modo giusto, con l’obiettivo preciso di avere una macchina dominante. Perché una macchina dominante ti permette errori, sia a te che al pilota. Dà più confidenza a tutti. A volte anche l’atteggiamento che si vede della squadra deriva anche da tante situazioni in classifica. Quando sei avanti di 60-70-80 punti e hai il Mondiale in mano, è normale che lo spirito sia diverso.

Rispettabili ma discutibili le parole del Team Principal Ferrari. I campioni e le squadre forti si vedono nei momenti di difficoltà. Con una macchina dominante, soprattutto in questa Formula 1, vincerebbero almeno cinque/sei piloti con una discreta facilità. Leggiamo il tutto come uno stimolo a fare di più e meglio per il 2019.

Giulio Scaccia
Giulio Scaccia
Giornalista ed appassionato, seguo la Formula 1 dal 1978. Da Gilles Villeneuve a Michael Schumacher, sempre la Ferrari nel cuore.

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